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Capitolo 1
Tokyo, base dei cyborg
002, 003, 007 e 009 erano appena rientrati da una delicata missione in cui avevano sgominato una potente organizzazione criminale la quale faceva della prostituzione minorile la sua principale fonte di guadagno. A queste ragazze, una volta abbordate con delle semplici scuse, venivano offerti dei colloqui di lavoro con promesse enormi di guadagno. Ma subito dopo venivano rapite, drogate e fatte salire su dei pullman diretti in est Europa per essere destinate al mercato del sesso. Capitava inoltre che alcune di esse venivano letteralmente “comprate” da uomini ricchi e potenti. Il fato volle che, in un “carico” diretto a Bucarest, vi fosse anche la nipote di un leader politico albanese. Quando i rapitori si accorsero dell’identità della ragazza, invece di destinarla a quell’orrendo mercato, decisero di ricattare l’uomo chiedendo un cospicuo riscatto ma egli, dopo essersi rifiutato categoricamente di sottostare a quella richiesta e sfiduciato dei metodi ritenuti da lui troppo morbidi della polizia, decise di affrontare il problema rivolgendosi in via ufficiosa direttamente al dottor Gilmore con il quale aveva avuto modo di collaborare in passato. Durante la missione i rapporti tra 003 e 009 erano stati molto tesi. I tre ragazzi infatti avevano accettato l’incarico senza batter ciglio mentre lei aveva subito precisato che, se non fosse stato per la sorte che sarebbe toccata a quelle ragazze, soprattutto visto che molte potevano essere ancora minorenni, sarebbe rimasta alla base perché totalmente stufa delle continue missioni a cui erano costretti i cyborg. Per lei era diventata una maledizione e non perdeva occasione per manifestare il proprio disappunto.
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“Non capisco perché hai voluto rischiare in questo modo… come ti è venuto in mente quel tuo piano ingegnoso? Stento ancora a credere di averti permesso di correre un simile rischio. Per fortuna hai contattato 001 in tempo e lui è venuto in nostro soccorso telepaticamente dopo averti rintracciata… ti rendi conto che qualche ora in più e avresti preso un pullman diretto chissà dove?”
“Eravamo d’accordo mi pare e il piano era perfetto… a parte qualche imprevisto”…
“E tu lo chiami imprevisto?”
“Stavo cercando di spiegare il nostro piano alle ragazze quando ci hanno comunicato che saremmo partite prima del previsto dall’edificio e così sono stata colta alla sprovvista”.
“Non è questo il punto, avresti dovuto provare a contattarci immediatamente:”
“Non farla tanto lunga, sapevo di non correre alcun pericolo, il mini auricolare si è rotto senza che io me ne fossi accorta, tutto qui.”
“Tu non puoi saperlo ma sono stato molto in pensiero”
“Suvvia Joe, ora puoi perdonarla, del resto è riuscita a contattare Ivan e siamo riusciti a catturare l’intera banda prima che se la squagliassero.”
“Certo, non solo abbiamo riportato la principessa al capo, ma abbiamo interrotto quell’ignobile commercio umano di ragazze… poverine, dopo essere state ingannate con l’illusione di ottenere un lavoro decente non oso pensare alla brutta fine che avrebbero fatto una volta giunte a destinazione.”
“Come sei sensibile Bretagna… non ti ci facevo. Comunque sia, devi ammetterlo Joe… se non era per la nostra Fran non so se fossimo riusciti nel nostro intento.”
“Lo so Jet, ma il fatto è che lei non mi ascolta mai… cosa sarebbe successo se 001 stesse facendo uno dei suoi lunghi sonni? Se gli ho detto di mettere anche un microfono nella borsa avevo i miei buoni motivi.”
“Ed io ti dico che è stata la nostra fortuna perché, subito dopo avermi perquisita, la borsa me l’hanno completamente svuotata controllando anche la trousse dei trucchi …per cui ne sarebbero subito accorti! … bel piano il tuo!”
“Sempre meglio della tua idea di farti prendere e poi…”
“Senti, sono stanca, ora ho solo voglia di riposare… ma cosa… “
Un rumore proveniente dalla tasca sinistra di Joe attirò la sua attenzione…
“Perché il tuo cellulare sta vibrando? Chi è che ti chiama a quest’ora?”
“Ma cosa vai farneticando…” Nessuno aveva sentito niente ma poi si ricordò del suo straordinario udito per cui tirò subito fuori il cellulare dalla sua tasca già certo che lei non avrebbe mai potuto sbagliarsi… ed infatti…
“Non saprei… è un numero sconosciuto…” In effetti non aveva alcuna idea di chi potesse essere ma decise ugualmente di rispondere…
“Pronto?! Sì… sono io… mi scusi non l’avevo riconosciuta… cosa??? Sì… sarò di ritorno molto presto… va bene… arrivederci.”
“Chi era Joe? Una tua ammiratrice?” gli chiese con un mezzo sorriso…
“Bretagna… non è il momento di scherzare…” tagliò corto lanciandogli un’occhiataccia…
“Allora cosa facciamo? Restiamo ancora o ce ne andiamo?” chiese guardando gli altri e soprattutto voleva capire come la pensava lei…
“Se vuoi resta pure, io tutto ciò che voglio è tornare a casa.”
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La missione, nonostante i rischi, era andata a buon fine soprattutto per l’audacia e la capacità di Françoise nel muoversi situazioni molto delicate. Infatti, sotto copertura e peraltro rischiando anche molto, era riuscita ad infiltrarsi nell’organizzazione dopo essersi fatta catturare di proposito. E dopo pochi giorni era riuscita ad ottenere un colloquio privato con loro capo finendo per convincerlo che, al contrario delle apparenze, era una donna ambiziosa in cerca di denaro e che, essendo pratica di prostituzione, poteva esser loro molto utile riuscendo più facilmente a convincere le ragazze a prestarsi al loro gioco senza opporre resistenza. Muovendosi molto prudentemente e di notte aveva raccolto prove schiaccianti a discapito dei rapitori e, al momento giusto, avvertì gli altri i quali, piuttosto facilmente penetrarono nella base dei malviventi e li catturarono tutti. La mattina seguente, dopo aver riportato tutte quelle ragazze in ospedale per essere curate raccolsero i complimenti del leader politico il quale li invitò a restare al suo palazzo. Tutto sommato Jet, Bretagna e a suo modo anche Joe sarebbero anche restati volentieri un altro giorno ma 003 non volle sentir ragioni, voleva lasciarsi tutto alle spalle e tornare alla base. Infatti la ragazza aveva da tempo pianificato una vacanza da fare con il suo Joe, questo già prima di quella missione e lui sembrava essere d’accordo. Stavano rimandando quel viaggio da più di un anno e, ad un certo punto, sembravano essere finalmente in procinto di partire. Poi quel rapimento e la richiesta di quel deputato, fece slittare ancora la loro partenza. Lei da tempo aveva manifestato il desiderio di farla finita con le missioni e vivere finalmente una vita normale. Il problema era che lui, sempre dedito al dovere, non era della sua stessa intenzione… o almeno non del tutto. Lei sosteneva che qualche giorno di relax poteva migliorare ancor di più il loro rapporto. Durante la missione lui l’aveva addirittura rimproverata di pensare troppo a cose secondo lui troppo frivole e prive d’importanza e lei si era spazientita. Lo conosceva bene e, per questo, era sempre stata tollerante, ma la sua pazienza stava superando il limite. Durante il ritorno in aereo erano stati vicini di posto… lontani dagli altri…
“Come sei pensieroso!” … poi ci ripensò… “Oppure sei solo stanco?” gli chiese avvicinandosi a lui e carezzandogli il viso guardandolo attentamente…
“Forse un po’, ma credo sia normale dopo tutto quel che è successo.” le rispose sospirando abbandonandosi alle sue carezze cercando di rilassarsi sentendosi effettivamente molto stanco…
“Scusami… cerca di riposare, io forse leggerò qualcosa e non ti disturberò.” Si scostò da lui e si appoggiò di fianco più comodamente allo schienale. Afferrò una rivista che si era portata dal Giappone e iniziò a sfogliarla. Ma Joe si destò improvvisamente e le si avvicinò mettendo la mano sulla sua spalla facendola voltare di nuovo…
“Françoise cosa dici… per te non sono mai stanco… se vuoi parlare parliamo.” Lei non aspettava altro e posò subito il giornale, voleva sapere le sue intenzioni a tutti i costi…
“Benissimo, perché voglio sapere se hai pensato a quel nostro famoso progetto.”
“Quale progetto?” le domandò cadendo dalle nuvole, cosa che la mandava in bestia…
“Joe, insomma!” lo ammonì stizzita… “A volte credo tu lo faccia apposta a fare il finto tonto… sai che così mi fai solo arrabbiare!”
“Dico davvero, di cosa stai parlando?”
“D’accordo, sarò più diretta...” Stava perdendo la pazienza ma decise di essere indulgente ancora per un po’ … anzi, per l’ennesima volta… “La vuoi fare quella vacanza con me oppure no? Perché ho la sensazione che vuoi rimandare ancora? Mi sembra che abbiamo fatto un ottimo lavoro, quindi ci meritiamo un po’ di svago, non trovi?”
“Fran, te l’ho già detto, la faremo. Quando torniamo alla base ne riparliamo… te lo prometto.” Joe si accorse immediatamente che quella sua risposta non l’aveva particolarmente convinta… ed infatti…
“E’ per quella telefonata che hai avuto dal gran capo in persona, vero? E poi sentiamo… come mai il segretario della marina ha il tuo numero privato?”
“Non ne ho idea, forse glielo ha dato Gilmore.” le rispose senza però convincerla del tutto…
“Può darsi… e di grazia… cosa vorrebbe ancora da te?” gli chiese quasi ironicamente come se sapesse già la risposta…
“Non ho capito molto bene ma credo si prospetti un nuovo incarico… per me.”
“Ah… perfetto!” esclamò indispettita come se si aspettasse qualcosa del genere…
“Françoise ascolta…” Ma non ebbe neppure il tempo di proseguire che lei lo interruppe all’istante…
“Taci! Quindi… non hai da dirmi niente a proposito di noi due! Oppure… ah ecco… ci sono… è una missione di vitale importanza che solo tu puoi portare a termine… ho indovinato?” gli rispose agitando l’indice sorridendo nervosamente ma in realtà dietro si nascondeva una certa delusione…
“Cosa vuoi che ti dica…. che mi dispiace per tutte le promesse che non ho mantenuto? Basterebbe a farti calmare?”
“No, non basterebbe, come non mi bastano più le tue continue scuse.” … sentenziò severa e amareggiata…
“Sai anche tu che il mondo è in allarme e io non me la sento di far finta di niente, siamo tutti in pericolo.”
“Lo so bene Joe, ma so anche che non ci sei solo tu che sei bravo nel fare certe cose e, inoltre, credo che il S.E.C.N.A.M si sia approfittato di noi per molto… troppo tempo. Tanti altri potrebbero eseguire queste missioni e noi non abbiamo più vincoli con questo signore, te lo ricordi vero?”
“Sì, lo ricordo, ma sai come la penso. Finché ci sarà Al Qaida e il terrorismo internazionale dobbiamo restare all’erta e premonirci dai loro attacchi, per questo ho accettato l’incarico senza riserva…” A quel punto lo sguardo di Françoise divenne ancora più serio… non poteva credere che lui avesse già accettato l’incarico così su due piedi senza prima averne parlato con lei…
“Ma bravo…complimenti… quindi avevi già deciso… non posso crederci. Sai una cosa Joe? Ho sempre appoggiato tutte le tue idee, pur sapendo che molte di esse non erano giuste per me… per noi, ma ora sono stanca… stanca di tutto… sento di essere sull’orlo di una crisi di nervi. Sai che odio la guerra, che voglio andare a vivere con te e avere una vita tutta nostra. Dopo tutti questi anni credevo la pensassimo nel solito modo e tu invece cosa fai? L’esatto opposto. Ma questa volta voglio darti un consiglio...”
“E sarebbe?” le chiese dubbioso e preso un po’ alla sprovvista…
“Abbi il coraggio di prendere una decisione una volta per tutte… ma ti avverto, rifletti bene su quello che vuoi fare della tua vita e del nostro rapporto senza venirtene fuori con l’ennesima promessa non mantenuta o ti giuro che tra noi è finita sul serio.”
Disse quest’ultime parole con voce quasi tremante, quasi avvilita ma in un certo senso anche soddisfatta di essere riuscita a dirgli quelle parole. Incredibile, si rendeva conto di essere ancora al punto di partenza…. anzi, per meglio dire di non partenza. Lui la guardò stranito e tentò di spiegarsi cercando un modo di non ferirla ma era perfettamente conscio che sarebbe stata un’impresa ardua…
“Françoise, mi dispiace molto ma ti ricordo che, prima di tutto, io sono un cyborg ed è mio dovere aiutare le persone… e poi… credo tu non pensi veramente quello che hai detto!”
Quella sua risposta la scosse dai suoi pensieri e reagì prontamente…
“Sai qual è il tuo problema? Che tu sei convinto di parlare con la stessa ragazza di qualche anno fa… ebbene ti comunico che, quella che hai di fronte è una donna che sa esattamente ciò che vuole, ossia costruire qualcosa con te ma se per farlo devo combattere da sola allora temo che noi due non ci intendiamo per niente. Forse sarebbe meglio prenderci una pausa così hai modo di riflettere sulle tue priorità, sempre che io rientri in queste. E ti consiglio di farlo al più presto perché non è detto che sarò sempre lì ad aspettarti”. Concluse schietta e sorprendendosi anche di sé stessa per avergli risposto in quel modo…
Dire che rimase di stucco è dir poco. Abbassò lo sguardo e tentò di rispondere come meglio poteva…
“No… non lo pensi davvero”… le rispose d’impulso e con un mezzo sorriso come se tutto ciò che aveva udito fosse impossibile ma quando incrociò di nuovo il suo sguardo capì che lei era molto ma molto seria…
“Oh sì che lo penso. E ora scusami, sono stanca, il viaggio è ancora lungo. Ne riparliamo alla base.” Concluse tagliando corto andando a sedersi altrove lasciandolo solo in silenzio.
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Una settimana più tardi…
Joe era appena uscito dallo studio del dottor Gilmore…003 lo stava giusto aspettando e, appena lo vide, gli venne incontro per parlarci. Shimamura si rese subito conto che i prossimi due o tre minuti non sarebbero stati dei più felici ma non poté esimersi dal parlarle e decise di affrontarla come per togliersi il pensiero, tanto prima o poi avrebbe dovuto farlo, Quando furono faccia a faccia il silenzio non durò che qualche secondo…
-Quindi? Che voleva Gilmore da te?- chiese prevenuta dato che si immaginava già la sua risposta…
-Voleva aggiornarmi sulle decisioni del consiglio di sicurezza dell’Onu. L’International Security Assistance Force che mantiene la sicurezza in Afghanistan teme che nel deserto libico, molto a sud di Taraghin, vi sia un campo di addestramento di fanatici terroristi. Era quello che mi aveva accennato al telefono il segretario. Non vuole organizzare un Raid prima di accertarsi della veridicità di quelle informazioni e quindi ci ha chiesto in via ufficiosa di trovare ed indagare su quel campo inviando uno solo di noi.- le spiegò pur sapendo che non l’avrebbe presa molto bene…
-E tu hai accettato senza battere ciglio, suppongo.- esclamò con disappunto guardandolo in malo modo.
-Cosa avrei dovuto fare secondo te?- le chiese cercando una comprensione che lei non aveva nessuna intenzione di concedergli…
-Niente Joe, assolutamente niente. Se c’è una cosa che ho imparato è di non aspettarmi niente da te. Proprio per questo è giusto che, da questo momento in poi, io debba pensare più a me stessa.-
Joe la guardò intensamente. Non l’aveva mai vista così decisa e capì che questa volta nessuna parola sarebbe servita a sistemare le cose. Si sentiva colpevole, era combattuto da quella situazione che si era venuta a creare. L’amava ma aveva sempre questa cosa radicata dentro di sé di dover a tutti i costi salvare il mondo.
-Amore mio, cerca di capirmi. Ti prometto che, appena sarò tornato tutto si risolv…- Non lo fece nemmeno finire di parlare che…
-Basta Joe, basta così… davvero.- … li rispose decisa interrompendolo bruscamente… -credevo tu avessi riflettuto su quel che ci eravamo detti ma evidentemente è stato tutto inutile. Tu sei così e non cambierai mai, sono io che sono stata una sciocca per tutto questo tempo.-
-Che cosa vuoi dire?- La sua domanda trovò una risposta quando 003, con un gesto di stizza, si tolse l’anello dal dito e lo porse nella mano del ragazzo… -ora puoi anche andare Joe.-
-Perché l’hai fatto? Intendi lasciarmi definitivamente?- le chiese incredulo…
-Ancora non lo so ma, per la prima volta da quando ci siamo messi insieme, sento di aver bisogno di una pausa per riflettere. La vita è una sola ed io ho combattuto e scontato troppo a lungo le mie pene; ora mi sembra arrivato il momento di pensare alla mia vita e a quello che desidero fare, senza più missioni, guerre, morti e feriti. Se tu vuoi proseguire su quella strada fai pure, ma io non penso che ti seguirò più. Ora scusami ma ho bisogno di stare da sola.- concluse sempre più amareggiata… Si voltò e si diresse verso le scale. Poi le salì per dirigersi verso la sua stanza lasciandolo livido in volto mentre mille interrogativi si facevano strada nella sua testa.
Nei giorni successivi alla base regnava uno strano silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. La tensione era divenuta quasi insostenibile con Joe molto nervoso e teso. Con 003 cercavano di evitarsi il più possibile, salvo che non fosse stato necessario. Jet, che era sempre alla base con Bretagna e con l’appena rientrato 004, aveva notato che i rapporti tra i suoi amici erano sempre più tesi e decise di aspettare il momento giusto per parlane soprattutto con 009, cosa non facile dato che il ragazzo si assentava spesso. Anche Albert aveva intuito subito qualcosa ma decise di restarne fuori mentre 007, su consiglio degli altri, fu convinto a desistere dal suo intento di sistemare le cose poiché era consuetudine che, il più delle volte, avrebbe finito solo col peggiorare la situazione.
Tre giorni dopo….
Joe stava caricando la valigia e la sua attrezzatura nella bauliera dell’auto, era giunto il momento di partire per l’aeroporto. Jet, che voleva passare un po’ di tempo con lui, si offrì di accompagnarlo e 009 accettò con piacere. Si avvicinò all’amico molto prudentemente, vedeva il suo sguardo molto più serioso del solito e non sapeva bene come comportarsi. Joe, specie se preoccupato per qualcosa, era un tipo talmente taciturno che sdarebbe stato capace di non dire una parola per giorni…
-Sei sicuro che non vuoi che venga con te? Guarda che lo faccio volentieri… ci metto un attimo a prepararmi per partire.-
-Tranquillo Jet, è solo un sopralluogo, me la caverò da solo. Voi restate pure alla base o andatevene in giro, visto che la situazione sembra tranquilla.-
-E lei come l’ha presa?- chiese incuriosito 004 che nel frattempo si era avvicinato per salutarlo ma al tempo stesso si maledisse subito per la domanda inopportuna visto l’occhiataccia che Joe gli riservò…
-Non molto bene.- rispose seccamente tentando di non strangolarlo…
-In che senso… “non troppo bene”? … chiese il tedesco aggrottando la fronte…
-Albert, meglio per tutti se non mi fate altre domande del genere. Ha detto solo che vuole riflettere e che desidera pensare più a sé stessa… e su questo non la biasimo. Mi rendo conto perfettamente che la sto facendo soffrire come un idiota.-
-Tu non sei idiota, sei solo dedito al tuo lavoro e fedele ai tuoi principi. Ma devi prendere una decisione o la perderai sul serio.- …gli rispose deciso l’americano comprendendo lo stato d’animo dell’amico che si stava trovando letteralmente tra l’incudine ed il martello…
-No Jet, ha ragione lei questa volta.- gli rispose decisamente più calmo …-le avevo promesso che avrei rinunciato ad ogni missione ed invece, eccomi qui pronto a ripartire senza pensare ai suoi sentimenti ed a quello che lei avrebbe voluto da me.- rispose rammaricato afferrando la maniglia e facendo fatica a contenersi dallo sfasciare lo sportello dell’auto che aveva appena semi aperto…
-Joe, se ti trovi in pericolo chiamaci pure, accorreremo col Dolphin immediatamente.- concluse Albert tentando di fargli coraggio e di tranquillizzarlo…
-Va bene, grazie. Ci vediamo al mio ritorno.- rispose stringendogli la mano per poi entrare in macchina…
Françoise stava guardando tutto dalla finestra della sua camera, usando in parte i suoi poteri per non farsi vedere dagli altri e da lui. Jet accese il motore mentre Joe diresse lo sguardo verso lo specchietto al suo lato guardando verso la sua stanza ma la finestra era sempre chiusa. Lei lo stava guardando con la sua super vista, aveva iniziato a piangere copiosamente ma non voleva che lui se ne accorgesse.
Poi sempre dal solito specchietto intravedeva il suo volto triste ma, scuotendo la testa nervosamente, decise di smettere di guardare, avrebbe solo finito per correre giù nel piazzale della villa e abbracciarlo, baciarlo e dirgli che lo avrebbe aspettato… ancora una volta.
I due ragazzi dunque partirono. Arrivati all’aeroporto Joe sembrava pensieroso…
-Puoi sempre rinunciare, il segretario non può avanzare pretese verso di noi e lui lo sa benissimo.- gli disse cercando un’ultima volta di dissuaderlo…
-Piantala, faresti lo stesso anche tu al mio posto.- rispose secco ammonendolo spazientito dal suo comportamento insistente…
-Lo so, ma questa volta non t’invidio di certo. Ma dimmi… che intenzioni hai con lei?- gli chiese preoccupato…
-Ma come ve lo devo dire? Te lo ripeto l’ultima volta! Ha detto chiaramente che deve riflettere, che vuoi che intenzioni abbia?!? Sai benissimo che è la classica frase detta da una donna che vuole rompere col fidanzato… lei ha già deciso…- rispose con espressione rassegnata e triste…
-Andiamo, sai benissimo che non è così, in fondo lo sa anche lei, noi siamo così, il nostro senso del dovere lo abbiamo sempre dentro di noi, e non possiamo scappare… vedrai che tutto si sistemerà come al solito- aggiunse cercando di scuoterlo da quello stato d’animo negativo…
-Jet, è inutile… ti dico che è finita. Tra qualche giorno, se la conosco bene, se ne andrà e tornerà in Francia, di certo non sarà alla base al mio ritorno. Mi raccomando, in ogni caso tu proteggila sempre, fallo per me. – gli disse guardandolo fisso negli occhi…
-Va bene, te lo prometto, ma se davvero farà come dici tu e se ne tornerà a Parigi ci sarà la sua famiglia con lei, ma fino ad allora farò come mi hai chiesto.-
-Ti ringrazio amico. Nonostante tu mi stia spesso antipatico non potrei mai fare a meno di te.- concluse la frase con un mezzo sorriso e Jet fu pervaso da una certa serenità. Il suo migliora amico stava partendo per una missione pericolosa, la sua ragazza lo stava lasciando… pensò che non era giusto e che gli sarebbe stato sempre vicino. Nonostante fosse il loro un rapporto spesso burrascoso, non potevano stare lontani troppo a lungo…
-A presto fratello.- L’abbraccio che ne seguì fu molto sentito e Jet giurò a sé stesso che non l’avrebbe fatta passare liscia a 003. Voleva bene ad entrambi ma, dentro di lui, capiva molto più lo stato d’animo di Joe rispetto a quello di Françoise. Mentre l’aereo decollava, Joe fu pervaso da mille pensieri primo tra i quali la consapevolezza che, al suo ritorno, avrebbe potuto non trovare tutto ciò che ora stava lasciando…

© 02/12/ 2022
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