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 Parte 1  <<Questo posto è bellissimo… la luce, i colori, perfino il profumo  che si percepisce incanta…>>. A 003 sembrava stupendo quel tratto di  costa. Il mare turchese, la vegetazione rigogliosa e le rocce chiare si  mischiavano in un perfetta armonia di colori. La stretta strada rubata alla  costa era un susseguirsi di curve per lo più strettissime, dietro le quali si  nascondevano insenature e squarci di panorami mozzafiato. Solo raramente  piccole gallerie addolcivano il percorso.<<Peccato solo che sia il posto ideale per un agguato.>>  Rispose freddo 009. Sembrava molto concentrato sulla missione e lo era, ma alla  parola “profumo” non poté fare a meno di pensare che l’unico profumo, che  riusciva a sentire, era quello di lei. E non solo dal momento che gli stava  accanto in auto, ma da un po’ di tempo a quella parte, di tanto in tanto, lo  percepiva anche in sua assenza e ogni volta la sua mente tornava  irrimediabilmente a quando l’aveva baciata in America. Aveva deciso di non dare  seguito ai suoi sentimenti per lei e di scoraggiare ogni suo tentativo di  avvicinamento anche duramente. Era così che aveva deciso, per proteggerla,  ripeteva a sé stesso, e non sarebbe tornato indietro sui suoi passi. Perciò  s’era imposto una freddezza innaturale per due semplici amici.
 <<Arrivano. L’auto è preceduta da un’auto di scorta e seguita da  due. Poi ci sono molte altre auto… è una zona molto trafficata.>>  L’analisi di 003 interruppe i suoi pensieri.
 <<Analizza i conducenti di ogni auto che segue e precede la sua  auto. Non deve sfuggirci nulla!>>
 L’auto della regina e la scorta gli passarono avanti. L’auto con a bordo  009 e 003 si immise nel traffico seguente da una via secondaria a distanza di  alcune auto dalla scorta.
 <<002, ricognizione dall’alto.>> ordinò 009. <<Niente  di rilevante>> 002 li seguiva in volo.
 <<008?>> <<Anche qui nulla da riferire>> 008 era  in ricognizione subacquea lungo la costa.
 <<004?>> <<Nulla da questa distanza>> 004  insieme a 005 e 006 era di stazione sulla cima più alta del costone, al centro  del percorso che l’auto doveva percorrere.<<Purtroppo le insenature  ripetute non permettono una visuale continua>> aggiunse 004 con zelo.
 <<Lo so, è per questo 003 ed io seguiamo l’auto a distanza  ravvicinata>>
 <<Ah è per questo! Ed io che pensavo che steste facendo una gita  romantica…>> intervenne 007 via radio dal Dolphin.
 Joe non rispose alla provocazione, ma chiese <<Com’è la situazione  lì, 007?>>
 <<Il pupo dorme… al solito quando serve non c’è mai!>>
 <<Ivan s’è stancato tantissimo nell’analisi mentale dei partecipanti  al congresso di ieri! Dopotutto è solo un bambino! Non possiamo chiedergli  tanto!>> intervenne 003 irritata già dalla prima affermazione di 007.
 <<È tutto troppo tranquillo! Non mi piace!>> commentò 009  continuando a guidare per seguire l’auto.
 <<Aspetta! Ho percepito qualcosa… mi è sembrato un brevissimo  segnale radio… forse l’innesco di una bomba a tempo… ma … non riesco a  trovarla…>> 003 scrutava con la sua super-vista ogni centimetro della  strada, poi spostò l’attenzione più in alto <<è lungo la roccia, nascosta  tra la vegetazione, a meno di un kilometro da noi! L’esplosione causerà una  frana! Abbiamo pochi minuti!>>
 <<002, riesci ad individuare la bomba?>> <<E come  faccio? Mica ho la super-vista io!?>> <<Tu trovala!>>
 Detto ciò 009 cominciò uno pericolosissimo slalom a tutta velocità tra  le auto su quella strettissima strada che fece impallidire 003. Se ne accorse e  le disse: <<Fidati di me, 003! So quel che faccio! Se 002 non dovesse  riuscire a trovare la bomba, bloccheremo l’auto della regina parandoci  d’avanti.>>
 003 annuì, poi trasalì: <<Joe! Nell’altro senso di marcia è in  arrivo un autobus di linea! Sarà investito dalla frana!>>  <<Maledizione! 004, riuscite a fermare l’autobus?>>
 <<Ci ha appena superati! Non saprei come fare!>> rispose 004  mentre bloccavano le auto successive. <<L’autobus e un’altra auto sono  passati prima che scendessimo dalla cima alla strada!>>
 009 spinse ancora di più sull’acceleratore, sorpassò l’auto della regina  ed andò oltre.
 <<Auto!>> urlò 003 poco prima di una curva cieca. 009  rientrò a destra poche frazioni di secondo prima di incrociare un’auto che  proveniva dalla direzione opposta.
 009 riprese la corsa subito dopo, doveva fermare l’autobus e poi tornare  indietro a fermare l’auto della regina prima dell’esplosione della bomba.  Sorpassò allora a tutta velocità una lunga fila di auto, ma un’altra nel senso  di marcia opposto gli veniva inesorabilmente incontro. Furono pochi istanti.  Joe sapeva che se si fosse di nuovo accodato a destra, non sarebbe mai riuscito  a fermare il bus e la regina. <<002, lascia stare la bomba! Prendili a  volo!>> ordinò. In un primo momento, 002 non capì cosa doveva fare, ma  poi vide il compagno puntare con l’auto a tutta velocità verso l’auto che gli  veniva incontro frontalmente. 003 stese la schiena allo schienale per  prepararsi all’impatto. Tuttavia, il conducente dell’auto di fronte, spaventato  dall’auto di 009, svoltò all’ultimo istante a destra, sfondando il guardrail e  precipitando verso il mare.>>
 <<Aaaargh! Non farmi mai più uno scherzo del genere!>>  imprecò 002 che aveva afferrato l’auto a volo e la stava portando al sicuro  dove gli shoccati abitanti potessero riprendersi.
 009 accelerò ancora, ora aveva la strada libera. Vide il bus, slacciò la  cintura di sicurezza. 003 mise la mano sulla sua cintura per fare altrettanto,  ma 009 le bloccò la mano con la sua. <<Tu no>> disse calmo. Detto  ciò mandò in testa-coda l’auto mettendosi di traverso sulla strada praticamente  davanti il bus. Sparì per pochi istanti, 003 vide il bus fermarsi a un  centimetro dall’auto abitata in quel momento da lei sola. 009 riapparve  immediatamente dopo e riprese la folle corsa tornando indietro incontro  all’auto di scorta della regina. Il motore di quella biposto a noleggio stava  cedendo, ma 009 continuò a tavoletta. La prima auto di scorta vide 009  puntargli contro e inchiodò d’istinto. La bomba esplose, tonnellate di roccia  franarono sulla strada mentre l’auto guidata da Joe vi sfrecciava sotto.
 Si fermarono in corrispondenza dell’auto della regina che aveva visto  incredula la sua auto frenare di botto un secondo prima dell’esplosione e pochi  metri prima della frana conseguente. Poi vide uscire dal quella folle auto, che  s’era lanciata a tutta velocità su una strada così pericolosa, una figura  maschile avvolta dalla nuvola di polvere provocata dalla frana. Riconobbe Joe e  gli corse incontro abbracciandolo. Joe non si sottrasse alle effusioni della  giovane regnante. L’ultima volta che si erano visti, Caterina era soltanto la  principessa del regno di Monami, ora regnava come sovrana della piccola nazione  ed era diventata un’attivista pacifista impegnata come garante superpartes  nello spinoso disarmo dell’Olmia e della Scalfia, nazioni da anni in guerra,  nonché una bellissima donna. <<Stai bene?>> le disse con dolcezza e  premura. caterina lo guardava ammirata ed annuì. Poi gli stampò un bacio sulle  labbra. Joe non rispose al bacio, ma 003 non lo vide perché s’era già voltata  altrove.
 <<009, arrivano!>> avvisò 003, che aveva notato con la sua  super-vista un’auto sospetta partire dal fondo della coda di auto che s’era  formata per superarle. Joe prese Caterina in braccio e la portò nella loro  auto, dove si strinsero in tre in due posti. Ripartì a tutto gas, ma sentiva  l’auto ormai spompata. <<Abbiamo perso due cilindri per sfuggire alla  frana.>> gli confermò 003. <<Li incroceremo alla prossima curva,  sulla destra la strada si allarga in una piccola terrazza panoramica, non c’è  nessuno, dovremmo riuscire a passare.>> aggiunse in un’analisi  efficientissima quanto freddissima.
 009 seguì il suggerimento e si portò completamente a destra sfiorando il  guardrail con l’auto che produsse scintille al contatto. Gli uomini nell’auto  sospetta videro la regina sfilargli sotto il loro occhi a bordo dell’auto  incrociata e sfiorata in curva.
 Invertirono subito il senso di marcia e presero ad inseguirli. L’auto di  Joe arrancava e presto li avrebbero raggiunti. Iniziarono a sparare contro  l’auto che trasportava la regina, che si strinse a Joe urlando di paura. In  quel momento Françoise decise di intervenire. Forse era stato il fastidio  provocato dal bacio con Caterina, forse per la difficoltà evidente di Joe con  quell’auto, che ormai non rispondeva più ai suoi comandi, o forse c’era  qualcosa di profondamente mutato in lei. Fatto sta che un tempo non se lo  sarebbe mai sognato di fare una mossa del genere, mentre in quel frangente  decise e lo fece: sedette sul bordo del finestrino spalancato, sporgendosi  completamente e reggendosi con una sola mano mentre l’auto era in moto, si  voltò prendendo la mira in una frazione di secondo e sparò alle gomme dell’auto  inseguitrice.
 Joe attivò istintivamente la sua super-velocità e vide il raggio partire  lentamente dalla pistola laser di 003 e contemporaneamente la raffica di  proiettili partita dal mitra nemico conficcarsi in sequenza nella lamiera della  loro auto e un ultimo proiettile dirigersi lentamente verso 003. La tirò dentro  l’auto continuando a guidare ed il proiettile la sfiorò creando un vortice nei  sui biondi capelli lunghi.
 L’auto nemica sbandò e uscì fuori strada. Erano  fuori pericolo.
   Parte2 <<Sei impazzita?! Che t’è passato per  la testa?!>> le disse sorpreso e furioso 009. 003 lo ignorò e non rispose di proposito.  Joe notò che 003 aveva una strana espressione, un misto di rabbia e di sfida,  che non gli piaceva per nulla. S’innervosì ulteriormente, ma non aggiunse altro  e seguitò a guidare nel completo silenzio, giacché Caterina era svenuta in auto.  Arrivarono in un luogo appartato in cima ad un costone di roccia dove ad  attenderli c’era il resto della squadra cyborg quasi al completo. Non appena l’auto  di 009 si fermò, 003 scese incurante di 009 e dello stato di Caterina e si  diresse verso i compagni. 002 atterrò proprio in quel momento e subito si  rivolse a 003:
 <<Bel colpo, 003! Batti cinque!>>  Jet si avvicinò pieno d’entusiasmo a 003.
 003 timidamente accontentò il compagno,  alzando la mano destra e lasciando che 002 vi battesse la sua.
 <<Bravissima! Neanche io avrei saputo  fare di meglio!>> aggiunse 004 ed anche gli altri si accodarono ai  complimenti. 003 si sentiva al contempo imbarazzata ed esaltata per quei complimenti.  Si limitò a rispondere quasi a mezza voce: <<Grazie! Ho reagito  d’istinto!>>
 <<L’istinto di una vera  guerriera!>> Aggiunse 002 che era entusiasta delle gesta della compagna.
 Non l’aveva mai vista esporsi così in  battaglia. Certo, non si era mai risparmiata, ma non era tipo da colpi di testa  come quello. Per quelli sembrava che lui e Joe avessero l’esclusiva.
 Joe scese dall’auto e li raggiunse senza  fretta e senza parlare. 003 lo guardò con aria soddisfatta, quasi a  sottolineargli che il resto della squadra era con lei. Joe le si avvicinò e le  mollò un ceffone così forte da farla cadere a terra.
 <<La prossima volta che fai una  cazzata del genere, giuro che ti lascio nel Dolphin insieme a 001! Visto che  non sei capace di individuare una bomba per tempo, sarà più sicuro per te e per  tutti!>> disse pieno di rabbia.
 003 rimase a terra sbigottita.
 002 lo afferrò per il bavero e gli disse  con altrettanta rabbia: <<Che diavolo ti prende, 009? Sei impazzito a  prendertela così con lei?!>> Joe si limitò a liberarsi dalla sua stretta  con uno spintone, si rimise in auto e andò via in velocità, lasciando tutti sbigottiti.
 004 aiutò 003 a rialzarsi e le disse dolce:  <<Tutto bene?>>. 003 annuì ferita più nell’orgoglio che nel fisico.  <<Che è successo, 003?>> le chiese Albert, ma la ragazza scosse il  capo, lasciando intendere che non aveva voglia di parlarne. Albert non  insistette.
   Toc toc.<<Avanti!>> disse Joe.
 La porta si aprì ed Albert entrò nella  stanza di Joe. <<Volevo solo dirti che la prin… ehmm… la regina Caterina  s’è ripresa. Ora è alle prese con la stampa e sta rilasciando dichiarazioni  sull’incidente in costiera.
 La versione ufficiale parla di una banale  frana, non ci sarà alcun accenno né alla bomba né al nostro intervento. Anche  se… >> disse mentre si accomodava su una poltrona e lo fissava.
 <<Anche se…?>> chiese Joe,  invitando l’amico a continuare.
 <<Anche se … il conducente del bus  che hai salvato ha parlato di un’auto che era finita in testa coda davanti a  lui poco prima della frana. E pare che abbia sentito una forza misteriosa  frenare il bus che per miracolo non s’è schiantato contro l’auto.>> aggiunse.
 Joe rimase in silenzio, non capiva perché  Albert indugiasse su quel particolare. Albert non si fece scoraggiare dal  mutismo dell’amico. <<Sei stato in gamba, li hai salvati. Sei sceso  dall’auto e hai frenato il bus, non è vero?>> continuò Albert.
 Joe annuì. Albert arrivò dove voleva:  <<Sei stato veramente bravo… anche quando sei sfrecciato sotto la frana… E  anche 003 ha assestato un bel colpo…>>
 Joe si sentì sotto accusa indirettamente.  << un bel colpo da sconsiderati!>> disse mentre si voltava dando di  spalle all’amico.
 <<Andiamo, Joe… Ha corso un rischio,  come hai fatto tu del resto.>>
 <<Non è la stessa cosa, Albert!>>
 <<Ah no?>>
 << Io sapevo quel che facevo.>>  disse voltandosi verso di lui e guardandolo fisso.
 <<E lei no?>>
 <<NO! Se non l’avessi tirata dentro  l’auto con la supervelocità, a quest’ora saremmo al suo funerale!>> Joe  si sentiva agitato, non era tenuto a dare tutte quelle spiegazioni ad Albert,  ma quando si trattava di lei, non rispondeva di sé stesso.
 <<Certo, amico. E se l’auto ti avesse  abbandonato un secondo prima, sareste finiti sotto la frana e adesso saremmo al  funerale di entrambi! Quindi… non capisco proprio perché sia diverso.>>
 Joe strinse i pugni ed abbassò la testa.  “Lo è e basta!” pensò tra sé.
 Albert vedendolo indugiare a rispondergli,  approfittò per dargli moralmente una stoccata: <<Forse non sai  rispondermi semplicemente perché sei coinvolto emotivamente… Se lo ammettessi a  te stesso, riusciresti probabilmente a capire quanto hai esagerato con lei… ma…  non sono fatti miei… non mi riguardano i tuoi sentimenti…>>
 Joe si voltò verso Albert sentendolo sottolineare  la parola “tuoi” e lo guardò dritto in volto, ma continuando a non proferire  parola. Albert si alzò dalla poltrona e si avviò in direzione della porta.
 Mise la mano sulla maniglia e poi si voltò  verso di lui: <<è dei suoi sentimenti che m’importa… non pensare di poterli  ferire e passarla liscia… Sappiamo tutti, anche tu, che lei tiene a te. Non  m’interessa se tu tieni a lei o meno, voglio solo che tu non giochi con lei e  non ti faccia vedere in atteggiamenti equivoci con Caterina!>>
   https://www.youtube.com/watch?v=6ayTetluaGgJet fu attirato dalla musica in quella  stanza a specchi vicino la palestra. La residenza reale era enorme e adibita  con tutto ciò che si poteva desiderare; c’era perfino la sala cinema ed una  spa. Caterina aveva insistito affinché Joe e la sua squadra affiancasse i suoi  bodyguards fino alla fine dei lavori di disarmo, così aveva offerto loro  ospitalità in quella residenza favolosa.
 Jet entrò e, vedendo Françoise persa nella  danza, si appoggiò alla parete con le braccia incrociate per ammirarla. Françoise  dapprima non fece caso a lui, poi lo vide fissarla sorridente e si fermò.
 <<Non sapevo ballassi anche danza  moderna>>
 <<Quando hai le basi di danza  classica, puoi cimentarti in qualsiasi cosa>> disse orgogliosa della sua  storia di ballerina di danza classica.
 <<Questo lo so, ma non sapevo che tu  ballassi anche questo genere…>>
 <<Seguo il mio umore… questa canzone  mi scarica molto…>> sospirò. Spense lo stereo. <<Adesso sto  meglio!>>
 <<Non spegnere per colpa mia! Non  volevo interromperti!>>. Lei non riusciva a decidere se continuare,  incurante di Jet.
 <<Posso restare a guardare? Sarai pur  abituata ad avere un pubblico…>> aggiunse dopo un po’.
 Lei strinse le spalle in segno  d’indifferenza e riprese.
 https://www.youtube.com/watch?v=OBwS66EBUcY
 Sentiva la musica pulsarle dentro, il suo  cuore aveva lo stesso ritmo di quella musica scatenata. Aveva un fisico  allenato agli sforzi e aveva tanta voglia di ballare fino a sfinirsi. Ballare e  non pensare. Avrebbe potuto danzare fino a sera, ma era curiosa di capire cosa  ci facesse lì Jet.
 <<Ok, che volevi dirmi, Jet?>>  disse leggermente affannata dopo un po’, quando la canzone fu finita.
 <<Niente! Niente!>> disse  alzando le mani in segno di resa.
 <<Jet, non sei un estimatore di danza  moderna per cui, se sei qui, è per qualche motivo, quindi spara.>>
 <<Niente… volevo solo vedere come  stavi…>>
 Sospirò. <<Sto bene… non mi ha fatto  poi così male… sono stata più che altro ferita nell’orgoglio, credo…>>
 <<Non mi riferivo a quello… Parlo di Joe  e Caterina…>>
 Françoise si ammutolì. Sembrò ingoiare un  boccone amaro e poi disse guardandolo negli occhi: <<Non è affar  mio!>>
 <<Andiamo, Françoise… Non far finta  di nulla con me! Io c’ero a Londra, quando te la sei presa con 007, e … t’ho  sentito anche discutere con Joe la settimana prima di partire per Londra…>>
 <<Hai origliato?!?!>> disse  stupita e arrabbiata.
 <<Ma no! Che vai a pensare! Siete  stati voi piuttosto che avevate la voce troppo alta! Ricorda che la mia stanza  è affianco a quella di Joe!>>
 <<Humf!...>> sbuffò.
 <<Andiamo, Fran! Io ti voglio bene,  lo sai. Sei un po’ la sorella di tutti noi qui. >> le disse  abbracciandola.
 <<Io non voglio sapere cosa è  successo tra te e Joe … o tra te e Dylan…>> aggiunse con un bel carico di  malizia.
 <<Che c’entra Dylan ora?!>>  disse staccandosi dal suo abbraccio.
 <<E che ne so io? C’entra  Dylan?>> fece il vago.
 <<Non c’è stato niente tra me e  Dylan…>> sedette su una panca sbuffando <<…niente… solo un bacio…  e…>> sbuffò ancora, anche se sembrava una cosa a metà tra uno sbuffo e un  sospiro. <<…a dire il vero c’è stato più di quello che c’è stato con  Joe…>>
 <<Lo sapevo! Lo sapevo!! Su, dai,  spara!>> Françoise lo guardò di traverso.
 <<Non guardarmi così! Dovrai pur  raccontarlo a qualcuno, no? Mica vorrai tenerti tutto dentro! Fa finta che io  sia una tua amica, anzi la tua amica del  cuore!>> Jet disse quest’ultima frase con una sforzata voce in  falsetto che fece ridere Françoise.
 Françoise gli raccontò tutto, di quello che  era successo in America, della famiglia di Joe, del loro bacio, del bel  discorsetto che le aveva fatto al ritorno, di Dylan e di quanto avrebbe  desiderato abbandonarsi tra le sue braccia, ma che non c’era riuscita… E di  Caterina! E di quel bacio che aveva visto tra loro…
 Jet ascoltò tutto senza emettere un minimo fiato  o commento.
 <<Beh…? Che ne pensi?>> chiese  alla fine Françoise.
 Jet si alzò di scatto e sfregandosi le mani  disse: <<Vatti a cambiare, andiamo a fare shopping!>>
 <<Eh?>>
 <<Dobbiamo cambiare il look!>>
 <<Cos’ha il mio look che non  va?>>
 <<Françoise, tu sei una ragazza molto  attraente, ma sei completamente inaccessibile, sei tutta “comodità ed  efficienza”…>>
 <<Che hanno “comodità ed  efficienza”?>>
 <<No, niente… solo che nessuno vuole  scoparsele!>>
 <<JEEEET!>>
 <<Lo so che credi che Joe sia una  specie di principino uscito da una favola, ma, se è per metà uomo nella parte  giusta, non è indifferente a un po’ forme femminili messe opportunamente in  mostra!>>
 <<JEEEEEEEEEEEEEET!!!! Non voglio  ascoltarti un minuto di più!>>
 <<Senti, so come agiscono gli uomini,  se vuoi spuntarla col principino, devi ascoltarmi e fare tutto quello che ti  dico.>>1 Lei lo guardò di traverso. <<Che hai da  perdere? Al massimo ci divertiremo un po’ a fare spese! Non è quello che tutte  le donne sognano????>>
 Françoise ci pensò su: era vero… da quando  era diventata un cyborg non aveva mai osato con l’abbigliamento, era sempre  stata molto femminile, ma non quel genere di femminilità di cui le stava  parlando Jet.
 <<Ok! Andiamo a fare shopping… Ma non  voglio esagerare! Non voglio diventare volgare!>>
 <<Fidati!>>
   Parte 3 <<Maestà, siamo tutti molto lieti che sia uscita illesa  dall’incidente in costiera e mi rincresce di doverla pressare in questo momento  con il lavoro di disarmo, ma ci sarebbero alcuni documenti che richiedono la  sua attenzione e la sua firma… >>
 <<La ringrazio, Generale, ma conosco i miei doveri. Mi mostri pure  i documenti.>>
 <<Ecco, riguarda il completo disarmo delle due nazioni.>>
 <<Completo?>>
 <<Sì, Maestà. Sappiamo entrambi che il vostro non è stato un  banale incidente e che probabilmente una delle due fazioni ha organizzato la  cosa, se non tutte e due…>>
 <<Ci sono prove a riguardo?>>
 <<Prove? Che bisogno abbiamo di prove! È ovvio che si tratti di un  attentato da parte loro ed è ovvio che la reazione debba essere dura e  inflessibile!>>
 <<Generale, la ringrazio per la devozione, ma non sarebbe saggio  usare rappresaglia alcuna verso chi è accusato senza prove…>>
 <<Maestà, non si tratta di rappresaglia: l’ONU ci ha incaricato  della gestione del disarmo delle due nazioni. Siamo quindi autorizzati…>>
 <<Autorizzati alla gestione dello smantellamento delle armi  nucleari, biologiche e chimiche!>>
 <<Maestà, un ulteriore disarmo scoraggerebbe entrambe le parti ad  intraprendere azioni offensive in futuro garantendo una pace più duratura…  Inoltre, la gestione del disarmo ci consentirebbe l’acquisizione di armi  avanzate tecnologicamente…>>
 <<Acquisizione? Intende che ce ne dovremmo appropriare?>>
 <<L’ONU ci ha autorizzati…>>
 <<Non aggiunga altro, generale! Non importerò armi pericolose nel  nostro regno! Le armi saranno smantellate! E questo è tutto! Può congedarsi ora!>>
 Caterina era agitatissima alla fine di quel colloquio. Le idee del suo capo  di stato maggiore circa il disarmo contrastavano le sue. Non intendeva  avvantaggiarsi della posizione politica, di cui godeva all’interno delle  nazioni unite, per fare gli interessi della sua nazione. Voleva veramente essere  un garante super partes, anche se non molti al suo posto avrebbero agito allo  stesso modo. Dal canto suo, il generale Vanallen vedeva negli ideali della regnante  gli sciocchi sogni di una ragazzina viziata, incapace di rispondere ai bisogni  del suo popolo. Così Vanallen non disdegnava di mostrarsi alla reggente come  l’unico ad avere a cuore il bene della nazione. Ciò inaspriva le decisioni di  Caterina che non riusciva a essere lucida quanto avrebbe dovuto.
 <<Maestà, il signor Shimamura ed il Ministro dell’economia  chiedono di poter avere udienza.>>
 Annunciò la segretaria personale di Caterina, sollevandola dai suoi  pensieri.
 <<Faccia entrare il sig. Shimamura>> disse senza pensarci un  attimo.
 <<Sig. Shimamura, può entrare. Sig. Ministro, la prego di  attendere ancora qualche minuto>><<È un oltraggio! Da quando le visite personali, vengono prima dei  doveri di Stato…>>
 <<Queste sono le disposizioni di sua Maestà>> disse con  assoluta indifferenza la giovane segretaria.
 <<Maestà…>> disse Joe, inchinandosi di fronte la sovrana in  segno di saluto. Non appena la porta fu chiusa e i due furono soli, Caterina corse  incontro a Joe abbracciandolo.
 <<Joe! Non sai quanto sono felice di vederti!>>
 Joe era visibilmente imbarazzato dall’abbraccio di Caterina e dal suo  comportamento nei confronti del ministro.
 <<Maestà, io posso attendere, se vuole parlare con il  ministro…>>
 <<Caterina! Non voglio sentirti chiamarmi a quel modo quando siamo  soli! E poi attenda quel vecchio bacucco! Ora ho bisogno di vedere una faccia  amica!!!!>> sospirò ripensando alla discussione con il capo di Stato  maggiore.
 Joe le sorrise amorevole, capiva che Caterina non era altro che una  ragazza sola e questo lo inteneriva.
 <<Stasera tu e i tuoi amici sarete miei ospiti ufficiali a cena!  Inviterò pure il vecchio bacucco, così mi faccio perdonare l’affronto… ma  volevi parlarmi di qualcosa?>>
 <<Sì… ecco… mi hai affidato la direzione della tua sicurezza  personale… e volevo parlarti di alcune misure che vorrei adottare…>>
 <<Sempre così serio, eh? …Sono certa che le tue disposizioni  andranno bene. Ti do carta bianca. Contatta Marc Shimmer, è l’ex-comandante  delle guardie reali, i miei gorilla, come mi piace chiamarli. Ti aiuterà a  coordinarti con le guardie reali.>>
 <<Ex-comandante? …>>
 <<Certo! Ora lo sei tu!>>
 <<Caterina, io non credo sia una buona idea sostituirmi ad un  comandante, avrà il suo feeling con le sue guardie e loro saranno abituati a  prendere ordini dal loro leader…>>
 <<Sciocchezze! Sono abituati a prendere ordini ed ora li  prenderanno da te!>>
 <<Non è così semplice, Caterina! E comunque preferisco affiancarmi  alla tua squadra piuttosto che dirigerla. Ho già una squadra di cui sentirmi  responsabile…>>
 <<Come preferisci…>> disse sollevando le spalle. <<Ora  però ho una cosa da chiederti…>> disse arrossendo.
 <<Durante lavori di disarmo come questo, si è soliti dare una serata  di gala, a cui parteciperanno le parti coinvolte nonché i principali esponenti  dell’ONU… e… questa volta l’organizzazione spetta al regno di Monami, in quanto  Stato garante…>>
 <<Sì, lo sapevo ed ho già disposto tutto per la tua sicurezza.  Potrebbe essere un’ottima occasione per un attentato alla tua persona, perciò  io e la mia squadra vi prenderemo parte e ci mischieremo agli invitati.>>
 <<Splendido… ma non era di questo che volevo parlarti… ecco … il protocollo  vuole che il sovrano apra e chiuda le danze con lo stessa dama… È già abbastanza  imbarazzante il fatto che io non sia un vecchio monarca, ma una giovane e bella  sovrana, presentarmi senza alcun accompagnatore sarebbe oltremodo imbarazzante  per tutti… in quanto… a nessuno è consentito avvicinarmi se non invitato…  insomma devo essere io ad invitare qualcuno da protocollo…>>
 Joe intuì quello a cui voleva arrivare Caterina... <<Vuoi che  t’accompagni?>>
 <<Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!>> rispose come una ragazzina  invitata al ballo di fine anno dal ragazzo più figo della scuola.
 <<Ne sarò felice>> aggiunse Joe sorridendo, guadagnandosi un  altro forte abbraccio dalla ragazza.<<Ora però devo andare, fai entrare  il Ministro prima che si spazientisca. Ci vediamo stasera a cena.>> disse  congedandosi.
 “Questa non piacerà ad Albert…” sospirò uscendo. Poi pensò che anche  qualcun’altra avrebbe sofferto della cosa. Scosse la testa. ”Non posso e non devo  pensare a Françoise ora… vorrei non fosse così doloroso… ma per noi non può  esserci altro”.
 <<Ehi, Joe!>>
 <<Jet…>>
 <<Tutto bene, amico? Hai una faccia!>>
 <<Si… sono solo indaffarato…>>
 <<Certo… con la tua bella sovrana… ti affatica tanto!>>
 <<Non dire stupidaggini, Jet! Non capisco perché voi tutti  fraintendiate il mio rapporto con lei…>>
 <<Fraintendere dici? Io credo che ci sia poco da fraintendere… ti  permetti un comportamento che tu stesso hai negato ad altri… Ma certo la  coerenza è un lusso per pochi…>> disse con rabbia crescente.
 <<Non capisco a cosa ti riferisci… parla chiaro, Jet!>>  rispose Joe iniziando ad arrabbiarsi a sua volta.
 <<Cos’è? Ho colpito nel vivo, principino? Ti piace tanto fare il  figo con le ragazze… salvo poi fare retromarcia, quando arriva qualcuna più  appetibile… >>
 <<Ora mi sto arrabbiando sul serio! Si può sapere qual è il tuo  problema, Jet?>> disse prendendolo per il bavero. Un sorriso beffardo  attraversò il viso di Jet da parte a parte.
 <<Tutto a suo tempo! Adesso ho altro da fare…>> disse  spintonando l’amico. <<Accompagno Françoise in centro. Ero venuto da te  per l’auto… prestamela un po’…>>
 Joe lo guardò interdetto.
 <<Hai problemi se tocco le tue cose, Joe?>> disse in maniera  provocatoria.
 <<Dipende da cosa si tratta…>> rispose in maniera sibillina  a sua volta.
 <<Le chiavi…>>
 <<Tieni!>> Gli lanciò le chiavi. Jet le prese a volo e fece  per allontanarsi.
 <<Jet, stasera siamo ospiti di sua maestà per una cena ufficiale, cerca  di comportarti da gentiluomo!>>
 <<Mi conosci!>> disse sorridendo e pensando che la sera  stessa avrebbe avuto modo di mettere in scena la sua “prima”.
 https://www.youtube.com/watch?v=KOgc-9ThmmQJoe ed Albert furono i primi ad essere pronti quella sera. Si salutarono  senza dirsi altro, del resto s’erano già detti tutto quello che avevano da  dirsi. Quando Françoise fece la sua apparizione in cima alla grande scala della  residenza reale, a Joe mancò il respiro e si dimenticò completamente della  presenza di Albert. Era bellissima in quell’etereo vestito in chiffon blu  cangiante che esaltava il colore dei suoi occhi e Joe non riusciva a staccare  gli occhi da lei. Il suo cuore aveva preso a battere con lo stesso ritmo con  cui lei stava scendendo le scale. Per un momento si chiese se avesse premuto  per sbaglio il pulsante della supervelocità, poiché gli sembrava di vederla  muoversi al rallentatore. Lentamente oscillavano le ciocche dei suoi biondi  capelli sfuggite alla sua pettinatura alta, lentamente si aprivano e si  ricomponevano gli strati del suo lungo vestito mostrando a tratti le sue snelle  caviglie cinte da sandali scintillanti, mentre immobili i suoi candidi e tondi seni  avevano imprigionato il suo sguardo nella generosa scollatura decolté. Joe si  rese conto che la stava fissando, ma non riusciva a smettere, non riusciva a  dominarsi. Sentiva che stava per cedere; tutti i suoi propositi di mettere  distanza tra loro stavano per frantumarsi in mille pezzi come un cristallo  percorso da una fulminea e potente scossa. Stava incedendo verso di lui e tutto  ciò che desiderava era prenderla per mano per accompagnarla in sala da pranzo o  ovunque avesse voluto andare. Poi vide Jet scendere di corsa le scale fino a  raggiungerla ed offrirle il braccio. Fu un brutto risveglio. Lo vide dirle  qualcosa all’orecchio, qualcosa che la fece sorridere ed arrossire. Un moto di  gelosia lo assalì violentemente colorandogli il volto.
 <<Signori…>> salutò Jet con un sorriso soddisfatto in volto.
 <<Jet… Françoise, sei incantevole!>> rispose Albert, mentre  gli altri li raggiungevano a loro volta.
 Albert approfittò della leggera confusione dovuta all’arrivo degli altri  per parlare con Jet in disparte.
 <<Hai deciso di farlo impazzire?>>
 <<Non so a cosa ti riferisca>> disse quasi ridendo come un  bimbo che aveva combinato una divertente marachella.
 Albert lo guardò inarcando il sopracciglio, poi aggiunse:  <<Attento, chi gioca col fuoco finisce col rimanere scottato…>>
 <<L’ira di Joe non mi fa paura, anzi, non vedo l’ora che mi metta  le mani addosso per dargliene di santa ragione!>>
 <<Non mi riferivo a Joe, stupido!>> disse indicandogli  Françoise con lo sguardo.
 <<Albert, sei impazzito?… cosa ti salta in mente!>> disse  stupito dell’insinuazione dell’amico.
 <<Signori, se volete accomodarvi in sala da pranzo, sua Maestà  sarà qui a minuti>> La segretaria di Caterina interruppe il  chiacchiericcio con l’annuncio e fece le dovute presentazioni con il ministro  dell’Economia.
 Li accompagnò in sala e mostrò loro i posti di ciascuno al tavolo. Al  ministro e a Joe erano toccati i posti al fianco della regnante, che sarebbe  seduta a capo tavolo. Al loro fianco c’erano Jet e la sorella del ministro,  rispettivamente. Seguivano Albert e Chang. Infine, a chiudere il tavolo, l’uno  di fronte l’altra, Geronimo e Françoise. Ceterina entrò in sala e tutti si  accomodarono al suo cenno. Era molto bella e sicura di sé. Guardò tutti  sorridendo. <<Buonasera! Sono molto lieta che abbiate tutti accettato il  mio invito. Vi prego di parlare a vostro piacimento, senza tener conto del  protocollo, come se fossimo semplicemente tra amici…>>
 <<Maestà, è un grande onore per me e mia sorella essere qui  stasera. A dire il vero io volevo approfittare della serata per proseguire il  nostro discorso sul disarmo…>>
 <<La prego, Ministro, almeno per cena di sospendere la sua offensiva,  domani sarò a sua disposizione per i dettagli delle mie disposizioni…>>
 <<Maestà, il mio non voleva essere un attacco…>> disse un  po’ offeso.
 <<Ma l’effetto è lo stesso…>> chiuse la regnante.
 <<Stasera sono qui grazie al coraggio e l’efficacia di Joe… e  della sua squadra, naturalmente… ed è a loro a cui volevo brindare…>>  Caterina levò il calice e fu seguita da tutti.
 Il ministro riprese la sua offensiva dopo poco. <<Maestà è per  tutti una fortuna che l’attentato non abbia centrato il suo obiettivo, ma non  so se sia un bene affidare la Sua vita a dei mercenari…>>
 <<Noi non siamo mercenari!>> sbottò Joe.
 <<E come vi definireste?>>
 <<La nostra squadra si è occupata dell’incolumità di sua Maestà  anche in passato, seppur rimanendo nell’ombra. Questa volta le circostanze sono  state diverse, ma il nostro lavoro è coperto da segreto assoluto. La voglio  comunque rassicurare, Sig. Ministro, che non verrà presentato alcun conto alle  casse dello Stato di Monami, se è questo quello che la preoccupa!>>
 <<Ah non mi riferivo certo a quello! L’incolumità della nostra  sovrana non ha prezzo! Maestà, mi creda… io non intendevo…>>
 <<Ne sono certa, Ministro, ma la prego di non usare più toni  offensivi verso il mio… i miei ospiti!>>
 <<Non era mia intenzione. Mi scuso con lei e con tutti, sig.  Shimamura…>> poi il Ministro cercò di divagare <<C’era un pilota di  F1 con questo nome… è un parente?>>
 <<Sono io…>>
 <<Ah … e da quando si occupa di sicurezza, sig. Shimamura?>>
 <<Da prima di correre in F1>>
 <<Una copertura, insomma…>>
 <<Sì, una specie … sicuramente un hobby appassionante…>>
 <<Oh immagino! Penso abbiate tutti una sorta di vita parallela …  Lei sarà un campione di box o di sollevamento pesi immagino…>> Il  Ministro si rivolse a Geronimo. <<Non posso immaginare altro per un  bestione del genere>> al Ministro sfuggì un commento acido che urlò  vendetta alle orecchie di tutti.
 <<Geronimo è il figlio del capo della sua tribù. È la persona più  vicina ad un reale a questo tavolo, dopo sua Maestà, naturalmente…>> intervenne  Françoise attirando su di sé l’attenzione del Ministro, che posò uno sguardo indecente  sulla ragazza. Geronimo rivolse alla ragazza uno sguardo ed un inchino di  gratitudine.
 <<Beh, inutile chiedersi il suo compito nella squadra,  signorina…>>
 <<Ehi, amico, bada a come parli!>> gli intimò Jet con modi  non esattamente regali, che gli costarono uno sguardo di disapprovazione da  parte di tutti.
 <<Dicevo che una così bella ragazza, non può che essere un  beneficio in una squadra di … agenti segreti!>>
 <<La presenza di Françoise è stata decisiva nell’operazione di  salvataggio di sua Maestà in costiera. È stata lei ad assestare il colpo  decisivo per liberarci dagli attentatori.>> Joe prese le difese di  Françoise a sorpresa di tutti, Françoise per prima. Dopo quello che le aveva  detto, dopo lo schiaffo che le aveva dato, certo non si aspettava che difendesse  il suo operato in missione. Joe dal canto suo s’era così innervosito dalle  insinuazioni e per il modo di guardarla del ministro che aveva risposto d’istinto,  ma la volgarità del Ministro doveva ancora dare il suo peggio.
 <<Oh certamente… dicevo solo che con un’agente così, per me sarebbe  un piacere essere sotto inchiesta…>>
 << …sebbene io preferisca stare sopra…>> aggiunse sottovoce  in modo che i più non potessero sentirlo.
 Caterina fece finta di non sentire, per non dover pronunciare parole di  difesa verso colei che stava cominciando a considerare una rivale. Non le era  sfuggito, infatti, il nervosismo di Joe e cominciava ad interrogarsi sul loro  rapporto. Joe era l’unico ad aver sentito il commento sfacciato e volgare e  dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non saltare al collo del  ministro. Cercando di contare fino a dieci, strinse talmente forte le posate  d’argento che le piegò.
 <<Scusatemi, ma non mi sento affatto bene, mi ritirerei col  permesso di sua Maestà e di tutti voi.>> Françoise s’era alzata e cercò  con lo sguardo il permesso di Caterina per lasciarli.
 Caterina acconsentì mal celando una certa soddisfazione. Françoise doveva  aver sentito, si disse Joe.
 Provò una sorta di dolore nel vederla andar via. Il rimorso per quello  schiaffo lo stava prendendo inspiegabilmente proprio in quel momento. Provava  vergogna per sé stesso, più che per il Ministro. Cominciò a pensare che lui s’era  comportato peggio di quell’uomo volgare, che, tuttavia, s’era limitato a  battute spinte. Lui le aveva messo le mani addosso e non riusciva a  perdonarselo. Trascorse il resto della cena nel più completo e colpevole silenzio.
   Parte 4 Françoise  si stava dirigendo in camera sua, quando vide la grande porta-finestra che dava  nel giardino e decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Quell’uomo e le sue  volgarità le avevano causato un conato di vomito. Si sentiva ferita da quel  comportamento così volgare, ma contemporaneamente s’interrogava se quel suo  nuovo tipo di abbigliamento lo avesse autorizzato in qualche modo a comportarsi  in quella maniera. Il  giardino era meraviglioso, sembrava quello dei castelli delle favole e  l’incanto di quel posto le fece dimenticare la cena appena lasciata. La luce  della luna piena giocava con il leggero vento, creando giochi di luci ed ombre  tra gli alberi e gli alti cespugli. Dal balconcino della sua camera aveva visto  che in quel magnifico giardino c’era una fontana con una grande vasca e delle  bellissime ninfee e ne andò in cerca.
 La  trovò e sedette su una panchina di pietra proprio di fronte la vasca e s’incantò  a guardare quei grandi fiori dall’apparenza così delicati, eppure molto  robusti. Anche nel giardino del nonno di Joe c’era una vasca con delle ninfee e  il suo pensiero fu sbalzato nel tempo e nello spazio a quella sera nel grande  salone di casa Smitt, quando Joe la invitò a ballare. “Ti ho già detto che sono  pazzo di te?” le risuonò nel cervello. “Pazzo di me? Sì e di qualunque ragazza gli  faccia gli occhi dolci…” si disse arrabbiata. No, la cosa non quadrava… il suo  Joe non era così! Era sempre stato un ragazzo dolcissimo, sensibile. Gli aveva  visto avere premure a cui altri nemmeno pensavano. E non solo con lei… con  tutti. Perché si comportava a quel modo? Perché l’aveva allontanata così  incurante dei suoi sentimenti per lui?
 -  Ehi!
 Françoise  si voltò spaventata.
 -  Beh, lo so che non è me che attendi, baby, ma non fare quella faccia  terrorizzata.
 -  Jet, scusa… ero sovrappensiero…
 -Uhmm  … lasciami indovinare… pensavi al principino?
 Jet  aveva uno strano atteggiamento nei confronti di Joe. Erano sempre stati ottimi  amici, sebbene di scontri ne avevano avuti in passato, e anche di violenti.  Françoise era stata costretta a dividerli un bel po’ di volte ed altrettante si  erano presi a botte, ma mai aveva visto mancare tra loro stima e rispetto  reciproco. Stavolta, invece, Jet era diverso, eccessivamente ostile.
 -  Jet, perché ce l’hai tanto con Joe?
 -  Che intendi?
 - Lo  sai cosa intendo! Siete sempre stati inseparabili, voi due, anche se talvolta  arrivate alle mani! Siete così simili…
 -  Ehi! Vacci piano con le offese!
 -  Ecco, appunto!
 Lo  guardò sollevando un sopracciglio.
 Jet  si spazientì. Non era lì per parlare di sé, voleva solo vedere come stava Françoise  e capire perché era andata via. Però aveva ragione… quando si parlava di Joe  sentiva montare la rabbia.
 -  Non lo so, Françoise… Mi dà fastidio come si comporta con te … il fatto che  neghi a sé stesso i suoi sentimenti e ti obbliga a fare altrettanto…
 -  Non può obbligarmi a fare altrettanto… non può obbligare nessuno a privarsi dei  propri sentimenti…
 Disse  cominciando ad intuire il problema di Jet, che si ammutolì e si intristì di  fronte a quell’ultima frase.
 - è  per …Jiuly? C’entra qualcosa, Jet?
 Jet  fu sopraffatto da quel triste ricordo. Sedette sul bordo della vasca e rimase  in silenzio per un tempo indefinito, poi aprì il suo cuore.
 - Ti  ho già detto che vi ascoltai quel giorno, quando ti disse che noi cyborg non  potevamo avere sentimenti umani…
 Jet  parlava lentamente con lo sguardo perso in un punto basso, aveva lunghe pause  di dolore che Françoise rispettava ascoltando ed aspettando in silenzio.
 -  Una sera Jiuly … lei era bellissima e in gamba e …fantastica!… ed io non mi  sentivo così preso da qualcuno da… mai da quando sono diventato un cyborg. Ero  certo che se le avessi detto della mia vera natura sarebbe scappata e invece …  non batté ciglio… mi avrebbe … amato, forse… per quello che sono… ma io… le  dissi che non avevo sentimenti umani…
 Alzò  la testa verso Françoise
 - La  allontanai… e lei finì dai fantasmi neri… e il resto lo sai…
 - E ce  l’hai con Joe, perché ti aveva suggerito cosa dirle…
 Sospirò  ed aggiunse.
 -  Jet, quando Joe mi disse che noi non avevamo sentimenti umani, io gli urlai che  non era vero, perché io lo amavo… Tu hai creduto a quello che volevi credere… perché  volevi allontanarla… prima che lei lasciasse te… come hanno fatto tutti in vita  tua…
 Jet si  sentì un verme, l’unico responsabile della morte di Jiuly. Una smorfia di  dolore animò il suo viso. Vedendolo così sofferente, Françoise si alzò, si avvicinò  a lui e lo accarezzò.
 - Jet  tu non hai colpe per la morte di Jiuly. È stato Ehrenfest a spararle, tu non  potevi fare nulla! E non l’hai spinta dai fantasmi neri, così come Joe non mi  ha spinto tra le braccia di Dylan… io… io ne sono stata attratta dal primo  momento che l’ho visto!
 Jet  l’abbracciò nascondendo il volto rigato dalle lacrime sul ventre di lei. Françoise  gli accarezzò la testa come una mamma col suo bimbo.
 - Non  allontanare anche Joe, la vostra amicizia è importante per entrambi. Sono certa  che anche lui soffre per il tuo astio, soprattutto perché non ne immagina  minimamente il motivo. Anche lui, come te, è sempre stato abbandonato in vita  sua… E proprio per questo voi due siete legati in maniera particolare. Del  resto Joe è legato a noi tutti, perché siamo tra i pochi amici in vita sua a  non averlo mai lasciato solo, quando s’è trovato nei guai… quelli che lo hanno  accolto, quando è stato trasformato; lui era l’ultimo arrivato, quando noi  eravamo già una squadra, e ne abbiamo fatto il nostro leader… E Joe non ci ha  mai traditi: è sempre il primo a venire in soccorso di tutti noi. E anche tu sai  bene di poter contare su di lui…
 Jet si  sentì rassicurato da quelle parole, le sorrise e per la prima volta in vita sua  la guardò in maniera diversa, cogliendone tutta l’essenza luminosa.
 -  Nonostante quello che ti fa passare, tu ti preoccupi per lui e per il nostro  rapporto… che tipa che sei!
 Disse  scuotendo la testa.
 -  Che vuoi farci? Sono un caso perso!
 Sorrise,  capì di averlo convinto.
 Si  alzò, le sorrise e l’abbracciò di nuovo.
 -  Okay, baby… ci parlerò… mi scuserò con lui e poi … lo costringerò a chiederti  perdono in ginocchio…
 Françoise  rise … - Sono certa che non mancherà occasione di riprendervi a botte… fa’ una  cosa per me: la prossima volta, restituiscigli lo schiaffo che m’ha dato…
 -  Consideralo già fatto!
 Si  sentiva stanco e sopraffatto dalle emozioni. Le cinse il collo col braccio e si  appoggiò a lei mentre si avviarono verso l’interno della villa. Françoise capì  e lo aiutò a sorreggere tutto il peso dei suoi pensieri.
 - Ah,  Jet! A proposito di restituire… restituiscigli pure il portafogli!
 Jet si  fermò di scatto e la guardò sorpreso.
 - Ho  visto il suo nome sulla carta di credito con cui hai pagato il mio vestito… Non  credo te l’abbia dato lui e non voglio sapere come l’hai preso… i soldi glieli  restituisco io, ma tu ridagli il portafogli…
 -  Dimenticavo che hai l’occhio lungo… Lo sai che hai a che fare con un ex-delinquente,  baby, anzi due, contando anche Joe! Mi sono divertito a provocarlo un po’ in  modo da distrarlo e prenderglielo… Dopotutto, mi sembrava giusto che la pagasse  in qualche modo!!!
 - Sei  incorreggibile!!!! Non finirai mai di stupirmi, tu Jet!
 - Beh  anche tu, baby, non te la cavi male a sorprese ultimamente… e così Dylan ti ha  attirato dal primo momento, eh? Forse non t’avrebbe fatto male una sana storia  di sesso!
 - Ma  sta zitto!… Comunque, se lo dici a qualcuno, sei morto, lo sai, vero?
 Toc  tocFrançoise  non rispondeva, ma Joe era troppo preoccupato e decise di entrare lo stesso  nella sua stanza.
 - Françoise,  ci sei?
 Disse  schiudendo leggermente la porta.
 La  stanza era vuota e buia. Illuminata solo dalla luce blu della luna che veniva  dal suo balconcino spalancato. Le tende erano agitate dal vento. Andò al balcone  pensando che fosse fuori. Voleva parlarle, chiederle scusa, spiegarle… Aveva  bisogno di vederla per rassicurarsi che stesse bene, si ripeteva, ma in verità  sapeva che non era solo per quello. Dopo averla vista così bella quella sera, non  sapeva se avrebbe resistito se si fossero trovati da soli, ma non riusciva ad  imporsi di non cercarla.
 Non  era neanche lì. Fece per andarsene, ma poi la vide in giardino… con Jet!!
 Rimase  impietrito.
 La  vide avvicinarsi a lui, accarezzarlo e lui abbracciarla forte.
 Sentì  male al cuore, tanto da portare la mano al petto. Il cuore e respiro si fermarono  e le gambe gli sembravano cedere.
 La  prospettiva non era delle migliori, forse non era ciò che pensava, si disse.
 Lo  vide abbracciarla di nuovo e poi camminare abbracciato con lei.
 Strinse  i pugni. Il dolore cominciò a diventare rabbia.
 https://www.youtube.com/watch?v=hm794YIe-xY
 Françoise  entrò nella sua stanza sorridendo, felice di avere aiutato un amico … ed anche  Joe.
 -  Chi c’è?
 S’era  spaventata percependo la presenza di qualcuno nella sua stanza buia.
 -  Tranquilla, sono io.
 Disse  l’ombra che si trovava vicino il balcone contro luce.
 -  Joe…
 -  Ero venuto a vedere come stavi… ma ti ho trovata in buone mani…
 Le  parole di Joe avevano un tono brusco, per niente amichevole.
 Françoise  non rispose nulla, si limitò ad andare verso di lui per guardarlo in viso da  vicino. Erano uno di fronte l’altra sulla soglia del balcone, illuminati a metà  dalla luce della luna. Guardò istintivamente fuori e vide la fontana con la  vasca e capì che Joe l’aveva vista con Jet.
 - Da  quanto sei qui?
 - Ne  sei innamorata?
 Le  chiese senza girarci attorno continuando con quel tono brusco che la  indispettì.
 Françoise  sorrise amaramente e lo guardò dritto negli occhi. – Com’era quella storia? Noi  siamo cyborg, non abbiamo sentimenti umani come l’amore o … la gelosia…
 La  fissò. Era bellissima e seducente come mai. Chiuse per un istante gli occhi.
 - o  il desiderio…
 Aggiunse  e l’afferrò per entrambe le braccia, tirandola a sé per baciarla con passione.  La spinse poi contro la parete, prendendo a baciarle il collo. Le mani trovarono  la zip del suo vestito che volò giù. Spinse il suo corpo contro quello seminudo  di lei. Le sue mani avide lo percorsero tutto, fermandosi poi sui fianchi  afferrandoli con forza e tirandola verso lui con una scossa. Sentì il suo  respiro affannare.
 Riaprì  gli occhi e lei era ancora lì a guardarlo in cerca di una risposta.
 Quella  fantasia lo aveva completamente sopraffatto. Aveva il cuore a mille e la testa  che gli girava in maniera vorticosa. Guardò ancora quel vestito che ne esaltava  il fisico perfetto e sentì tornare prepotentemente di desiderio di farla sua.
 Voltò  le spalle e se ne andò.
 Jet  s’era seduto sul letto ed aveva fatto volare via le scarpe. Si stese ancora  vestito e pensò a cosa dire il giorno dopo a Joe. -  Hai pensato a cosa dirgli?
 Gli  chiese. Era seduta sul letto affianco a lui e lo accarezzava dolcemente.
 Sedendo  il vestito s’era leggermente sollevato scoprendo parzialmente le gambe.
 - No
 -  Siete così simili…
 - Ti  sbagli!
 Si  rigirò nel letto finendole addosso. La baciò con desiderio.
 Le  strattonò giù il vestito prendendolo dalla scollatura con entrambe le mani e  scoprendo completamente i seni, che portò immediatamente alla bocca. Le mani  risalirono dalle gambe alle cosce fino a trovare i suoi slip che strappò via.  Si fece largo tra le sue gambe col corpo e la prese con forza per i fianchi. E  poi ancora e ancora con ritmo crescente. Consumò il suo piacere velocemente  fino a raggiungere l’apice.
 -  Aaaaaaaaaaaaah!
 Jet  si risvegliò scattando seduto nel letto, sudato ed affannato. Non poteva  crederci… L’aveva sognata… a quel modo… proprio lei… No, non era stato un  sogno, era stato un incubo… Un incubo piuttosto piacevole… ma non poteva!
 Balzò  fuori dal letto e andò a farsi una doccia.
 Mentre  l’acqua scorreva giù, ripensò a lei e a quel sogno…
 Poi  ripensò alle parole di Albert: “Attento, chi gioca col fuoco finisce col  rimanere scottato…”
 Prese  a battere la testa contro la parete della doccia.
 “Maledetto,  Joe! Tutta colpa tua!”
   Parte 5 Joe stava  trascorrendo una notte insonne. Ogni  volta che chiudeva gli occhi rivedeva Françoise e qualche milione di emozioni  contrastanti gli esplodevano in testa. Quel dopo cena era stato terribilmente  movimentato e pieno di imprevisti. Nulla era andato come avrebbe voluto. In  primis, non era riuscito a chiederle scusa per quello schiaffo. Era andato lì  da lei apposta e non era riuscito a dirle una sola parola su quanto fosse  accaduto, sul perché di quella sua reazione violenta e su quanto fosse pentito…  Era addirittura entrato nella sua stanza senza il suo permesso per parlarle…
 “Ecco…  anche questo… potevo trovarla sotto la doccia… e poi? Con i vestiti addosso,  son dovuto scappare… figuriamoci senza… le saltavo addosso… e poi tanti saluti  ai miei propositi! Ma che mi è preso?”
 Sospirò.  “Certo che era bellissima stasera… mi ha lasciato senza parole, non l’avevo mai  vista così radiosa e sensuale e … quanto vorrei potessimo stare insieme come  due ragazzi normali… amarci… fare progetti… mio nonno sarebbe felicissimo… “
 Incrociò  le mani dietro la nuca, riaprì gli occhi fissando un punto nel buio e ripensò a  suo nonno, a quanto in poco tempo quell’uomo era diventato importante per lui. Il  pensiero della sua famiglia lo fece prima sorridere, poi ripensare al rapimento  di Sue. Li aveva messi tutti in pericolo… Non doveva più vederli! Cosa sarebbe  successo se il fantasma nero avesse saputo della sua famiglia? Li avrebbe usati  per tendergli una trappola… Anche Françoise aveva una famiglia e per lo stesso  motivo non li aveva mai rivisti dopo la trasformazione in cyborg. Alla donna  che amava cosa avrebbe fatto il fantasma nero? Mai avrebbero dovuto saperlo!  Mai avrebbe messo la vita di lei a rischio… maggiore rischio…
 “E  poi, quella stupida che fa? Si mette in pericolo da sola? L’avrei ammazzata! Saltare  sul finestrino ed esporsi al fuoco nemico a quel modo! Era impazzita! Eppure  non è da lei! È cambiata in qualche modo! Che sia Jet il motivo di questo  cambiamento?”
 Gli  tornò in mente l’immagine di loro due abbracciati. Scosse la testa, si rivoltò  sul fianco. Cos’erano l’uno per l’altra? Ne era innamorata? E quella sua  risposta cos’era? Un sì o un no? Si rigirò ancora.
 “Sì!  Ok! Me la sono meritata tutta quella risposta sarcastica… Le dico che non la  amo e poi… le ho fatto praticamente una scenata di gelosia… Mi sono coperto di  ridicolo! Chiederle se ne era innamorata! Come mi è saltato in mente?! Non  ragionavo! Non ragionavo proprio! E neanche quando avrei voluto baciarla!”
 Chiuse  gli occhi e ripercorse di nuovo quella fantasia. Si ritrovò di nuovo a  schiacciarla contro la parete e a baciarle prima il collo, poi i seni. Le sue  mani erano tornate sui suoi fianchi e la tirava a se. Immaginò di sollevarla e portarla  a letto per rotolarsi tra le lenzuola con lei e lentamente dissetare la sua voglia  di lei. Sentì il suo corpo reagire a quei pensieri.
 “Ecco…  di nuovo!”
 Poi  il pensiero tornò improvvisamente, senza alcun controllo, a lei e Jet. Magari  in quel momento stavano facendo proprio quello che lui sognava soltanto.
 Si  rigirò a pancia in giù nel letto e nascose la testa sotto il cuscino. Non  poteva pensare a lei nelle braccia di un altro… nelle braccia del suo migliore  amico, poi!
 Jet…  Jet era stranissimo. Aggressivo, provocatorio… perché ce l’aveva con lui? Forse  era proprio per Françoise…
 “Forse  gli ha detto di amare me e Jet è andato in gelosia… forse mi ama ancora,  nonostante tutto, nonostante lo schiaffo…”
 I  pensieri gli ritornarono alla storia dello schiaffo e al fatto che non era  riuscito a scusarsi… Non riusciva ad uscire da quel giro di pensieri e ad ogni  giro l’agitazione incrementava.
 Alla  fine, stremato, s’addormentò quando fuori albeggiava.
   -  Hai fatto quello che t’ho chiesto?-  Certamente, Maestà!
 - Allora  perché non è venuto da me stanotte?!
 -  Non saprei, Maestà… forse era semplicemente troppo stanco…
 -  Non sarà andato da quella sciacquetta bionda?
 - Ne  dubito, Maestà: ieri sera la signorina Arnould si è intrattenuta con il signor  Link in giardino e stanotte si sono sentiti ehmm… “strani versi” nella stanza  del signor Link…
 -  Hai capito la sciacquetta?!… Bene, meglio così… Joe è ancora in camera sua?
 -  Credo di sì, Maestà.
 -  Vado da lui!
 -  Ma, Maestà, è sconveniente!
 - Tu  sarai l’unica a saperlo, Kelly: userò il passaggio segreto!
   -  Era come diceva lei, comandante, la presenza militare all’interno della  residenza reale è aumentata ancora.-  Non sono più il tuo comandante, Phill!
 - Lo  sarà sempre, comandante Shimmer!
 -  Sua maestà mi ha sollevato dall’incarico dopo l’incidente in costiera.
 -  Sì, ma Shimamura non si è mai presentato per prendere servizio; non ha mai  fatto una ricognizione delle nostre forze; non ha mai ufficialmente preso il  suo posto, comandante!
 -  Anche questo mi preoccupa…
 -  Pensa che quelle persone siano nemici di Monami, comandante?
 -  No… non credo… li ho visti con i miei occhi rischiare la loro vita per salvare  Sua Maestà, ma sono troppo coinvolti sentimentalmente per esserci d’aiuto! Ad  ogni modo, aduna quante più guardie reali è possibile per la serata di gala. Congela  ferie e permessi, devono essere tutti presenti stasera!
   Jet  s’era alzato presto. S’era vestito e diretto verso la sala per la colazione.  Aprendo la porta sperò di non trovarla là, soprattutto non da sola, non dopo  averla sognata a quel modo! Vi  trovò Albert che sorseggiava distratto un tè. Aveva un’espressione  profondamente triste.
 -  Tutto ok, amico?
 Albert  ci mise un po’ a rispondere. Era così addolorato e pensieroso.
 -  Si… tutto ok… solo… solo uno stupido sogno…
 Jet trasalì,  anche lui aveva fatto un sogno strano, ma se ne guardava bene dal  raccontarglielo!
 - Ho  sognato Hilda stanotte… Quando mi sono svegliato e non l’ho trovata nel mio  letto… è stato come se fosse morta di nuovo. Non l’ho mai sognata così… era un  sogno così vero… e così… passionale!
 - In  che senso passionale?
 Il  tono di Jet era un po’ allarmato e Albert trasalì.
 -  Vuoi che ti faccia un disegnino?
 Jet  arrossì. Albert fu sorpreso da quella reazione.
 In  quel momento entrò Punma.
 -  Buongiorno, amici!
 Era  allegro, con un’espressione rilassata e felice.
 - Tu  cosa hai sognato, Punma?
 Gli  chiese Jet senza accorgersi di non aver neanche risposto al suo saluto. Punma  arrossì di botto.
 - Ecco  io… veramente…
 -  Ragazzi, non avete idea di cosa ho sognato stanotte!
 Esordì  Bretagna entrando e interrompendo Punma, che fu sollevato dal dare spiegazioni.
 - Ho  sognato…
 Si  interruppe per guardarsi attorno e accertarsi che Joe non fosse presente.
 -  Caterina!
 Aggiunse,  gesticolando in maniera inequivocabile.
 Tutti  si guardarono l’un l’altro: avevano sognato tutti la stessa cosa, con persone  diverse e probabilmente in modi differenti, ma tutti avevano fatto lo stesso  tipo di sogno.
 -  Siete stati tutti drogati ieri sera.
 001  era comparso dal nulla, spaventando i presenti.
 -  Probabilmente, se non foste stati dei cyborg avreste avuto tutti un  comportamento deplorevole come quello del ministro dell’economia, ma la vostra  natura semiumana vi ha protetti dalla droga, salvo poi scatenare sogni erotici  quando il vostro inconscio aveva libero accesso alle vostre emozioni… L’unica  che avrebbe potuto subire effetti maggiori sarebbe stata 003, che per fortuna  non ha finito la sua cena, anzi non l’ha neanche toccata…
 -  Quindi è stata tutta colpa della droga! Ma chi ha fatto una cosa del genere?
 Jet  era visibilmente sollevato. Certo restava il fatto che era risultata Françoise  il suo sogno erotico, ma forse era legato al fatto che era stata l’ultima donna  che aveva visto prima di andare a dormire… forse…
 -  Quella stupida di Caterina! E tu non sentirti così sollevato, sporcaccione!
 Jet  diventò paonazzo.
 -  Ehi un momento… tu cosa ne sai?!?!
 -  Sono telepatico …purtroppo! E ora smettila di ripensarci!
 Tutti  guardarono in direzione di Jet.
 - Ora  cercate di concentrarvi sulla missione e piantatela di prendere parte a questo  dramma sentimentale! Caterina ha commesso un grave errore: ha destituito il  comandante delle guardie reali senza preoccuparsi di sostituirlo. In un primo  momento aveva offerto a Joe il comando, ma quando lui s’è rifiutato, Caterina  non ha provveduto a reintegrare Shimmer.
 - E  questo in che modo la mette in pericolo?
 Albert  non seguiva 001.
 - Le  guardie reali sono un corpo militare a parte dell’esercito, addette a guardia  della vita della regina e completamente devote alla corona. Il capo di Stato  maggiore sta organizzando un colpo di Stato. Caterina meriterebbe di essere  destituita per la sua leggerezza e incompetenza, ma il colonnello Vanallen ha  intenzione di appropriarsi di armi pericolose durante il disarmo, sicuramente è  in combutta col fantasma nero. Le guardie reali possono fermare il colpo di  stato, ne hanno la competenza e il carisma, ma occorre che qualcuno le guidi!  Jet, informa Joe immediatamente! Vai subito da lui!
 “Prima  che sia troppo tardi” aggiunse tra sé e sé.
   Toc  toc-  Avanti!
 Joe  rispose distratto mentre esaminava dei documenti. Françoise entrò nella sua  stanza. Joe si voltò verso di lei. Era incredibilmente bella, sensuale e  innocente allo stesso tempo. Sentì subito crescere il suo desiderio di lei.
 -  Sono venuta a restituirti una cosa.
 Era  venuta per restituirgli lo schiaffo, ma Joe fu più veloce e le bloccò la mano a  mezz’aria afferrandola per il polso. Rapido le rigirò il braccio dietro la  schiena, continuando a tenerle il polso e stringendola a sé. Non gli importava  se avesse sentito quanto la desiderava in quel momento. La guardò negli occhi.  Era bloccata e furiosa, ma non proferiva parola.
 - Lo  capisci che io non voglio perderti!?!?
 Le  disse a voce bassa.
 Gli  sorrise.
 -  Non puoi perdere qualcosa che non è mai stato tuo!
 “…tanto non ti perderò perché tu non sei stata mai mia!”
 La  lasciò.
 -  Non posso darti torto…
 Françoise  si diresse verso la porta, ma poté fare solo pochi passi. Joe la fermò.
 -  …ma siamo ancora a tempo!
 La  spinse sul letto e le imprigionò una gamba tra le sue ginocchia. Tolse la  camicia e spense ogni sua protesta con un bacio appassionato mentre divelse la  sua camicetta. Françoise puntò le braccia contro il suo petto. Aveva gli occhi  sgranati dallo stupore.
 -  Joe!
 Protestò.
 -  Voglio che tu sia mia!
 Le  disse e la baciò di nuovo, con ancora più foga, passando poi al collo e ai  seni, mentre la sua mano audace come mai si spinse sotto la sua gonna, nei suoi  slip. La sentì sciogliersi di desiderio e cominciare ad ansimare. La baciò  ancora, mentre sfilava via i suoi slip. Si tuffò tra le sue gambe per  tormentarla con la lingua e il respiro. La sentì emettere un urlo di piacere.  Si aggrappò alle lenzuola e inarcò la schiena. Joe ne approfittò per cingerla e  sollevarla in modo da farla sedere sulle sue ginocchia. Con una mano le afferrò  i capelli e riprese a baciarle la bocca e morderle il mento, mentre con l’altra  sul suo morbido e tondo fondoschiena la spinse su di lui, entrando in lei. La  sentiva urlare ritmicamente e perse completamente il controllo. Ritornò su di  lei e la prese con forza, forse anche troppa, ma era fuori di sé per  accorgersene. Le loro mani si incrociarono e le portò sulla testa di lei. La  gurdò negli occhi, si fermò un istante.
 - Ti  amo.
 -  Anche io ti amo, Joe.
 Ripresero  ad amarsi fino a sfinirsi. Solo allora si accorse di una presenza nella sua  stanza.
 -Ah  ahahaha! Sciocco, cyborg! La tua trasformazione è stata completamente  fallimentare! T’avevo lasciato un cervello umano perché lo usassi, ma tu sei  solo un’idiota!
 -  Gamo, sei tu il pazzo!
 - Ti  colpirò, 009, dove ti farà più male!
 Gamo  era di fronte a lui e impugnava una pistola laser. L’acceleratore non  funzionava.
 - Ti  colpirò al cuore!
 Joe  portò istintivamente le mani al petto, ma Gamo si voltò di scatto e sparò a  Françoise.
 - NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
 Joe  si svegliò urlando.
 -  Ehi … ehi… tranquillo… tranquillo… è solo un sogno! Va tutto bene, è tutto  finito. Ci sono io qui con te.
 Gli  disse Caterina, che era nel suo letto.
   Parte  6 Françoise  s’era svegliata di buon umore. La scenata, che Joe le aveva fatto la sera  prima, era il primo segno del suo cedimento. Ne era soddisfatta. Doveva  ammettere che il piano di Jet stava funzionando.
 “Devo  assolutamente dirlo a Jet!”
 Rise  tra sé e sé. Scattò dal letto, accese lo stereo e fece partire il cd de “La  Traviata”. Quando si sentiva così, le piaceva ascoltare e cantare a  squarciagola “Amami, Alfredo!”
 https://www.youtube.com/watch?v=7RDPeRFxGH8
 Sapeva  che era una cosa un po’ folle, ma non è forse follia l’amore? Suo padre le  diceva sempre che c’erano due motivi per cui si cantava così: per amore o per  rabbia.
 Si  gettò sotto la doccia canticchiando.
 Indossò  un abito comprato insieme a Jet. Nero ed aderente da lasciare poco  all’immaginazione, non particolarmente corto né scollato, era stato il frutto  di un’accesa trattativa con Jet. Si ricordò di avergli promesso di indossare  scarpe col tacco alto e mantenne la sua promessa. Aggiunse un piccolo foulard  al collo, non ne avevano parlato, ma Jet non avrebbe avuto da ridire. Indugiò  davanti lo specchio rigirandosi e cercando il coraggio di uscire dalla stanza.
 -  Sei bellissima!
 001  la soprese.
 -  Ivan! Che ci fai qui?
 - Mi  mancavi troppo!
 -  Vieni qui, piccolino!
 Gli  tese le braccia ed Ivan volò fino a sistemarsi in braccio a lei. Tese la sua  manina fino al suo volto per cercare un maggiore contatto con lei. Le accarezzò  dolcemente il viso. La sua mano era profumata, morbida e liscia. Françoise non  resistette all’istinto di baciargliela.
 -  Voglio che torni al Dolphin con me! Ti teletrasporterò subito.
 Françoise  lo guardò stupita.
 - Il  caso è semplice, non c’è alcun bisogno che tu resti qui! Mentre io… io ho  bisogno di te, Françoise!
 Si  sentì schiacciata da quell’innocente richiesta. Non le aveva mai chiesto di  tornare da lui durante una missione. Tuttavia esitava ad accoglierla, perchè  non voleva tornare al Dolphin e non solo per la missione. Se fosse andata via,  avrebbe lasciato campo libero a Caterina. E poi quella sera c’era il gala,  avrebbe sfoggiato il vestito più bello comprato con Jet, avrebbe potuto ballare  di nuovo con Joe e chissà… magari si sarebbe ripetuta quella scena vissuta a  casa Smitt, quando Joe l’aveva baciata. Ivan continuava a guardarla con quegli  occhietti supplichevoli… Ma penso che l’indomani sarebbe tornata, era ormai  questione di poco!
 -  Oh, Ivan… ma ormai è questione di un giorno… Stasera ci sarà la serata di gala  e io devo controllare…
 Ivan  volò via dalle sue braccia interrompendola e si librò difronte a lei. La guardò  negli occhi.
 - È  per Joe! È per lui che vuoi restare!
 Françoise  distolse lo sguardo.
 -  Ivan, tu non puoi capire… sei piccolo…
 - Ma  non sono uno stupido!
 -  Non l’ho mai pensato, lo sai… ma anche se hai il cervello di un adulto, e anche  più dotato… ci sono cose che non puoi capire…
 -  Sei tu che non capisci! Pensi che possa renderti felice? Ti deluderà ancora! E  sarà ancora più doloroso, perché ti ha soltanto illusa!
 Françoise  scrollò la testa, come spiegare ad una persona con l’emotività di un bambino in  fasce ed il cervello di un adulto cosa fosse quell’assurdità chiamata amore?
 Sebbene  Ivan non riuscisse proprio a comprendere cosa la spingesse ancora a seguire Joe  al punto da farsi così tanto del male, era intenzionato a risparmiarle quanta  più sofferenza possibile e se non fosse riuscito a convincerla a tornare al  Dolphin con lui, almeno stava riuscendo a distrarla da quanto stava accadendo  in quel momento e che avrebbe potuto sentire col suo superudito.
 -  Sono molto stanco, ho bisogno di tornare al Dolphin e di dormire. Non voglio  andare via sapendo che non sei concentrata sulla missione, ma sul nostro 009…
 -  Ivan, ora stai esagerando. Sai che la missione per me è al primo posto, non  metterei mai la vita di nessuno in pericolo distraendomi o facendo sciocchezze.
 - E  proteggerai anche la vita di Caterina, la tua rivale?
 - Il  mio compito non è diverso da quello degli altri. Caterina è sotto la nostra  protezione, quindi anche la mia! Non lascerei mai che le accadesse qualcosa, soprattutto  per una mia negligenza.
 Ivan  percepì che quello strazio stava per finire, interrotto da Jet, ma tentò  un’ultima volta di portarla via.
 -  Françoise, te lo chiedo un’ultima volta: torna al Dolphin con me.
 Françoise  scosse la testa ed Ivan sparì, lasciandole una schiacciante sensazione di  tristezza.
 Joe  era ancora intorpidito dal sonno e non riusciva ad aprire gli occhi.-  Caterina… che… che ci fai qui?
 - Ti  ho aspettato tutta la notte… ma se Maometto non va dalla montagna…
 Caterina  indossava solo un body di pizzo nero che faceva contrasto con la sua pelle  bianca come le lenzuola in cui s’era infilata. Spinse lasciva la sua mano nei  suoi pantaloni e fu felice di trovarlo pronto per i suoi desideri, ma non  immaginava, né sarebbe stata felice di sapere, che era stato il pensiero di  un’altra a causare quel moto di desiderio. Al contatto di Caterina, Joe sentì  una forte scossa ed ebbe la sensazione di chi era stato assetato da tempo e  finalmente gli veniva offerto da bere. Spalancò gli occhi e si ritrasse sedendo  di scatto e trascinandosi fino ad appoggiare la schiena alla testata del letto.
 -  Caterina! Io.. no… non posso!
 Deglutì.  Non era stato facile allontanarsi da lei, ma se c’era riuscito con Françoise la  sera prima, poteva riuscirci anche con Caterina. Certo era completamente  diverso. Françoise non era stata così audace, se ci fosse stata lei al posto di  Caterina… Di nuovo il suo desiderio si fece sentire nei suoi pantaloni,  incoraggiando Caterina.
 -  Amore mio, che vuoi che mi succeda se ti lasci andare un’oretta? Adesso sei a  guardia del mio corpo più che mai!
 Disse  maliziosa. Provò a baciarlo, ma lui si voltò dall’altra parte.
 Caterina  si indispettì in maniera inverosimile. La stava rifiutando e non era esattamente  una persona abituata a ricevere un no come risposta. Era sicura di sé, della  sua bellezza e anche della droga che avrebbe dovuto aiutarlo a lasciarsi  andare. Come poteva resisterle quello stupido ragazzo? C’era solo una  spiegazione a quel rifiuto…
 Si  stese sul suo petto, lasciando che respirasse l’odore dei suoi capelli.  Giocando con le dita sui suoi punti sensibili, tentò il suo affondo.
 - Dovresti  rilassarti ogni tanto, fare come i tuoi amici…
 A  quell’allusione Joe si voltò di scatto verso di lei, con faccia interrogativa.  Caterina capì che aveva colto nel vivo, sorrise innocente e continuò.
 -  Come si chiamano?… la ragazza bionda… e il tuo amico… Jack?…
 -  Jet!
 -  Ieri sera si sono visti in giardino romanticamente… e… stanotte si son dati da  fare… Si sono sentiti gemiti e urla dalla stanza di Jet…
 Joe  si sentì morire. Era un incubo, non poteva essere… Non Jet, non Françoise! Non  loro due insieme! Eppure li aveva visti anche lui! Che fosse andata da lui dopo  che l’aveva lasciata lì di punto in bianco… Che stupido che era stato!
 Aveva  mille pensieri confusi stampati sul volto, ma Caterina riattirò la sua  attenzione.
 - La  tua amica ci sa fare… ma anche io me la cavo…
 Sedette  a cavalcioni su di lui e cominciò la sua danza.
 Era  proprio come aveva sognato Françoise, solo che lei… lei era andata da Jet!  L’aveva persa… mentre Caterina lo stava rapendo… Aveva l’assoluta supremazia  del suo corpo e la sua mente non riusciva a ribellarsi. La prese per i fianchi  con forza per soddisfare quella sete che lo aveva preso per tutta la notte. Era  in uno stato di confusione che non gli consentiva di essere lucido. Era disperato  al punto che non gli importava cosa stesse facendo né con chi fosse in quel  momento ed era furioso al punto di farle male. Caterina era in balia di quella  furia, soddisfatta per il punto a cui era riuscito a portarlo. Urlava di  piacere e di dolore tanto da farsi sentire fuori dalla sua stanza.
 Quando  Jet sentì quella voce femminile gridare ed emettere gemiti, fu preso da un  turbamento insolito e senza riuscire a formulare un pensiero di senso compiuto  spalancò la porta della camera di Joe.
 Gli  amanti furono sorpresi nella loro intimità.
 Caterina  urlò, afferrò un lenzuolo e scappò via dalla stessa invisibile porta da cui era  entrata.
 Jet  non poteva credere a ciò che aveva visto e rimase paralizzato, solo dopo  qualche secondo riaprì bocca.
 -  Che. Cazzo. Stavi. Facendo? Non riesco a credere che tu sia così stronzo da finire a letto con quella!
 Era  fuori di sé: come poteva quell’idiota di Joe allontanare una ragazza come  Françoise e poi finire a letto con Caterina?! Pensò di non averlo mai capito  veramente, di non averlo mai conosciuto per davvero. Non poteva essere Joe  quello che aveva di fronte!
 - Si  può sapere che diamine pensavi di fare?
 Joe  si rivestì con apparente indifferenza a Jet e alle sue urla.
 Si  avvicinò e gli mollò un pugno con tutte le sue forze, sorprendendolo. Jet fu  scaraventato a terra; si rialzò tutt’altro disposto ad aggiungere altre parole.  Si scagliò a sua volta contro di Joe. Lo caricò con la testa fino a spingerlo  contro la parete. Joe accusò il colpo, ma subito lo colpì prima con un pugno con  le mani chiuse a dita incrociate sulla schiena e poi con un ginocchio in pieno  viso facendolo cadere e rigirare su se stesso.
 -  Non venire a farmi la predica! Credi che non sappia cosa hai fatto stanotte?
 Jet  fu visibilmente sorpreso da quelle parole. 001 gli aveva raccontato del suo  sogno? Joe scorse in Jet un’espressione colpevole e trovò conferma di quanto lo  aveva accusato. Jet si rialzò a fatica.
 - È  una cosa completamente diversa!
 Joe  non sentì ragione e si scagliò ancora contro di lui. Jet bloccò il suo pugno e  lo colpì a sua volta. Joe dovette allontanarsi da lui di qualche passo e  fermarsi a prendere fiato. Jet ne approfittò per parlargli ancora.
 -  Joe… è stato per quella droga! Per me non significa niente!
 A  quell’ultima affermazione Joe non ci vide più dalla rabbia e lo colpì con una  raffica di pugni. Jet cercò di difendersi ed assestare qualche colpo, ma ebbe  la peggio. Finì per terra. Joe era affannato, si appoggiò alla parete e sedette  a terra.
 -  Pensi che mi senta meglio a sapere che volevi solo scopartela? Io… io l’amo,  Jet! L’amo!
 Era  la prima volta che lo diceva ad alta voce e gli sembrò una liberazione. Ne fu  quasi felice. Eppure non riuscì a trattenere una lacrima che aveva il sapore  della rabbia e della disperazione insieme.
 Jet  capì che Joe era fuori di sé, probabilmente ancora sotto l’effetto della droga.  Al contempo però fu contento di quella confidenza che gli aveva appena fatto.  Il suo amico stava tornando.
 -  Joe… Caterina ci ha fatti drogare… tranne Françoise, che ha saltato la cena,  tutti abbiamo fatto sogni ... “particolari”… io… io l’avevo vista ieri sera  prima di andare a dormire… probabilmente per questo ho sognato proprio lei…
 -  Sognato?!?! Caterina mi ha detto che voi…
 Joe  e Jet si guardarono entrambi interdetti. Poi Joe capì. Chiuse gli occhi. Tutto  quadrava. La droga che non lo aveva fatto sentire padrone di sé. I sogni che  aveva fatto. Caterina che s’era intrufolata nel suo letto. Le sue menzogne che  avevano colpito nel segno. C’era caduto come il peggiore dei polli.
 Cominciò  a battere la testa contro la parete.
 Jet  ne approfittò per riprendersi. Si risollevò a carponi e poi seduto a terra con  grande fatica.
 -  Joe… che intenzioni hai con lei? Che intendi fare?
 Joe  scosse la testa stancamente.
 -  Lei tiene a te. È una ragazza speciale, Joe, non ne troverai nessuna come lei,  nemmeno in mezzo a miliardi di ragazze.
 Joe  si voltò verso di lui.
 -  Pensi che non lo sappia? Pensi che non sappia quanto sia fortunato ad avere  avuto anche solo la possibilità di conoscerla? Un angelo come lei… con un tipo  come me… Ma è tutto così maledettamente complicato! Ed ora… con che coraggio  potrei presentarmi a lei adesso?!
 Sospirò  forte e senza rialzarsi guardò fuori dalla finestra. Il sole era ormai alto ed  era una splendida giornata. Aveva vissuto probabilmente la mattinata più  tumultuosa della sua vita. Passò una mano tra i capelli, portando il suo folto  ciuffo all’indietro.
 -  L’ho allontanata per proteggerla. Perché tengo a lei più che alla mia stessa  vita. Hai idea di cosa accadrebbe se il fantasma nero sapesse di noi?
 -  Joe ma è una follia! Non puoi privarti di vivere i tuoi sentimenti… Non lo  fare, Joe, io… io ho fatto lo stesso e… ed è finita male…
 Joe  lo guardò e sentì tutta la sua tristezza. Jet era il suo migliore amico, ne  aveva passate tante, proprio come lui… Abbassò lo sguardo.
 - So  di Jiuly … Bretagna mi ha raccontato tutto…
 Jet  si rattristò ancora. Joe si rialzò e tese la mano all’amico, per aiutarlo a  rialzarsi. Lo guardò negli occhi.
 - A  Françoise non succederà mai nulla. Io ci sarò sempre. Veglierò su di lei e  nessuno le farà del male!
 Jet  uscì dalla stanza di Joe distrutto, fisicamente e non solo. Era a pezzi.-  Jet!
 Si  sentì chiamare, si voltò e la vide. Indossava quel vestito nero che avevano  comprato insieme.
 “- E  così l’hai sognata? Non voglio sapere altro! E non ti mettere idee in testa!  Non ti permetterò più di fare il cretino con lei come hai fatto in questi  giorni!
 Jet  rise.
 -  Sì, mi sono divertito abbastanza in questi giorni a farti salire la pressione.
 -  Idiota.
 Jet  rise più forte.
 -  Avresti dovuto vederti!
 Jet  si cimentò in un’imitazione dell’amico con la faccia stupefatta e contrariata,  ma che al contempo cercava di trattenersi.
 Joe  rise con lui.”
 -  Jet… Ma che hai fatto?
 Lo  guardò di traverso.
 -  Hai fatto a botte con Joe, vero? Non ce la facevate proprio a farne a meno!?
 Jet  sospirò, che poteva dirle? Non poteva certo raccontarle quello che era  successo. Non spettava a lui!
 Lo prese  per mano.
 -  Vieni. Ti medico.
 Lo  portò fino alla sua stanza.
 Jet  rimase sulla soglia mentre Françoise si affaccendava a cercare un po’ di  ghiaccio, del disinfettante e delle bende. Era bellissima. Aveva delle forme  sinuose e perfette. Dovette ammettere di non essere stato completamente onesto  con Joe, non gli aveva detto, tanto per cominciare, quanto lo aveva turbato  quel sogno. Ed ora che l’aveva di fronte sentiva più che mai la coscienza  sporca.
 -  Che fai lì impalato?! Entra!
 Entrò  e sedette sul letto stanco. Françoise mise un pezzo di ghiaccio in un  fazzoletto di stoffa e lo appoggiò sul suo zigomo. Jet s’allontanò d’istinto.
 -  Ahia!
 Françoise  inclinò la testa da un lato, alzò un sopracciglio e gli sorrise come ad un  bambino capriccioso. Jet capì l’antifona e tornò composto.
 Gli  prese il viso con una mano per bloccarlo e con l’altra riprese a tamponargli lo  zigomo.
 Jet  abbassò lo sguardo e incontrò i suoi seni.
 “-  Toglimi una curiosità. Cosa le hai detto sulle scale ieri sera?
 -  Che le stavi guardando le tette!
 -  Maledetto, mi avevi nel sacco!”
 Françoise  lo risvegliò dai suoi pensieri.
 -  Ieri sera Joe è venuto da me. In realtà l’ho trovato in camera mia, quando  siamo rientrati. Ci aveva visti insieme in giardino e… mi ha fatto una scenata…
 Sorrise.  Se fosse stato possibile, sarebbe stata ancora più bella quando sorrideva. Jet  si sentì stringere il cuore, il giorno che avesse saputo ciò che poi era  successo a Joe, le si sarebbe spezzato il cuore. Scrollò la testa. Françoise vide  quel gesto e commentò.
 -  Già… è quello che dico anch’io! Geloso di te! Ma te lo immagini?
 Jet  fu turbato da quell’ultima affermazione, perché le sembrava così assurda  quell’idea? Non lo trovava abbastanza attraente? Lui invece si sentiva attratto  più che mai. Improvvisamente gli montò la voglia di prenderla e gettarla sul  letto e prenderla come nel suo sogno.
 “Bah…  è solo quella stupida maledettissima droga che ho ancora in circolo!”
 -  Guarda qua! Hai del sangue sulla maglietta! Dobbiamo metterci dell’acqua subito  altrimenti si macchierà.
 Si  allontanò per bagnare uno straccio in bagno. Jet si alzò in piedi. Aveva  indugiato troppo in quella stanza. Doveva andarsene prima di fare qualche  sciocchezza. Poi come l’avrebbe spiegata a Joe? Non l’avrebbe giustificato per  la droga.
 -  Devo andare ora.
 -  Aspetta! Ci metto un attimo!
 Tornò  e strofinò lo straccio bagnato sulla macchia. Jet sentì l’acqua fredda sul suo  torace e d’istinto tolse via la maglietta. Rimase seminudo di fronte a lei.  Françoise si irrigidì imbarazzata. Abbassò lo sguardo ed arrossì. Jet la guardò  intenerito. Era così innocente e dolce. Ebbe la tentazione di provocarla per  divertirsi, ma poi una domanda gli nacque in testa e lo fece trattenere.
 Dal  suo canto, Françoise stava cercando di riprendersi, non voleva mostrarsi  imbarazzata. Disse a sè stessa che tutto sommato li aveva visti tutti tante  volte seminudi a furia di dover medicare le loro ferite ed aiutare il dottor  Gilmore nella loro “manutenzione”. Quindi perché imbarazzarsi?
 “Certo  che non sta messo male il ragazzo! No no no no no… pensa ad altro, pensa ad  altro…”
 -  Françoise, posso farti una domanda?
 -  Perché so già che non mi piacerà?
 - Tu  sei vergine?
 Divenne  paonazza di botto. “Ma che cavolo di domanda del cavolo è?”
 -  NO, Acquario!
 E  corredò la risposta con una linguaccia.
 -  No, sul serio… Mi hai detto che con Dylan non è successo niente… solo un po’ di  petting… con Joe un bacetto… uhmm… con Jeròme?
 - Ma  saranno fatti miei??????
 Disse  allontanandosi e dandogli di spalle. Jet la inseguì, le si parò d’avanti.
 -  Guarda che chiamo Joe e mi faccio trovare così nella tua stanza, se non me lo  dici.
 Françoise  arrossì ancora.
 - Sei  uno scemo!
 Scosse  la testa, non voleva che si facesse un’idea sbagliata e poi doveva ammettere  che fino a quel momento le era stato di grande aiuto e soprattutto di grande  compagnia. S’era sentita un po’ meno sola a parlare con lui e a fargli certe  confidenze. Essere l’unica donna in un gruppo era pesante a volte. Inoltre  quell’atteggiamento le ricordò tanto suo fratello Jean.
 -  ok… Jeròme…
 -  Jeròme?
 -  Jeròme! Che vuoi sapere più? Anche la posizione?
 -  No, no! Risparmiami i particolari… E quindi quella mattina mentre io rischiavo  la vita al concerto per la pace, tu te la spassavi con quel bell’imbusto.
 - Ma  non allora, scemo! Quando eravamo ragazzi, eravamo poco più che maggiorenni… è  stato il primo e… l’unico…
 Concluse  sospirando.
 -  Insomma mi stai dicendo che tu da quando sei diventata un cyborg…
 Françoise  non rispose, fu distratta da una persona che si avvicinò alla sua porta.
 Toc  toc
 Jet  d’istinto si rimise la maglietta.
 -  Avanti
 Era  Kelly, la segretaria personale di Caterina.
 - Buon  giorno, signorina Arnould… Sua Maestà desidera parlarle, se vuole seguirmi…
   Parte 7 Françoise  seguì Kelly molto incuriosita. Cosa poteva mai volere da lei Caterina? Si  diressero verso l’ala del palazzo in cui c’erano le stanze personali della  regina.
 -  Sua Maestà si scusa di doverla ricevere nelle sue stanze personali, ma è molto  presa dai preparativi per la serata di gala di stasera e desiderava parlarle  personalmente.
 -  Non c’è problema.
 Françoise  era sempre più curiosa. Era evidentemente una convocazione personale. Forse  voleva che una guardia del corpo donna la seguisse anche durante i suoi  preparativi personali. Le sarebbe toccato farle da balia mentre si provava gli  abiti o si rifacesse il trucco? Beh, per quanto ne potesse dire Ivan, lei era  lì per la missione e se Caterina avesse avuto bisogno di essere seguita anche  in bagno, lei l’avrebbe fatto. Anche se la trovava spiacevole, era suo dovere  proteggerla.
 Entrarono  in un’enorme stanza armadio con abiti a perdita di vista. C’erano accessori e  scarpe di ogni genere, roba da far girare la testa a qualsiasi donna. In fondo  alla stanza c’era un piccolo palchetto circondato in parte da specchi, sul  quale aveva scorto Caterina che indossava una vestaglia.
 -  Buon giorno, cara Françoise. Posso chiamarti Françoise, vero? Vorrei ci dessimo  del tu.
 -  Buon giorno, Maestà. Certamente, può chiamarmi per nome. Io però mi sento un  po’ a disagio a darle del tu. Spero possa comprendermi…
 -  Certamente… certamente… dunque Françoise, ti ho fatta chiamare innanzitutto perché  volevo ringraziarti per il tuo gesto eroico. Joe mi ha detto che sei stata tu  ad assestare il colpo che mi ha salvata!
 -  Dovere, Maestà. Dovere. Nulla di eroico.
 - Sì,  certo… Chiedo scusa se ti ricevo così in déshabillé, ma siamo tutti molto presi  dai preparativi per la serata di gala e le mie sarte mi hanno praticamente  vietato di interrompere le prove.
 Françoise  rimase lì ad ascoltare, continuando a non capire cosa ci facesse lei lì e  perché l’aveva fatta chiamare. Caterina le lesse nel pensiero e proseguì.
 -  Joe mi ha anche detto che voi tutti parteciperete alla serata di gala in  incognito. Allora ho pensato di farti dono di un abito per stasera. Le mie  sarte saranno a tua disposizione fino a questa sera.
 Françoise  fu stupefatta dalla proposta di Caterina. Era un’offerta più che generosa e  proprio non si aspettava da lei un gesto simile.
 - Se  preferisci, puoi dare un’occhiata ai miei abiti e farne fare le modifiche che  più ritieni opportune. Io per motivi di protocollo indosso un abito per una  sola occasione ufficiale. Un vero spreco e spesso un vero peccato, ma che vuoi  farci? Noblesse oblige!
 -  Non so che dire… mi coglie impreparata…
 Françoise  si voltò verso l’enorme distesa di abiti. Erano tutti magnifici e di ottima  manifattura. In realtà aveva già un abito per la serata, ma un giro in quella  specie di luna park della moda non le sarebbe dispiaciuto.
 -  Dai pure un’occhiata in giro, cara. Io nel frattempo faccio la mia prova… è il  vantaggio di essere tra donne…
 Detto  ciò Caterina tolse la vestaglia restando solo in intimo.
 -  Maestà! Cosa sono quei segni?!
 Esclamò  Kelly non appena vide i lividi che aveva sui fianchi. A quell’esclamazione  Françoise si voltò di nuovo verso la sovrana. Aveva sui fianchi i segni di mani  che l’avevano afferrata violentemente.
 - Ah  questi? Un regalino di Joe di stanotte… chi se l’aspettava che un ragazzo così  introverso fosse un amante così focoso… Se il suo amico Jet non ci avesse  interrotti, mi avrebbe spezzata in due!
 “-  Ah questi? Un regalino di Joe di stanotte… chi se l’aspettava che un ragazzo  così introverso fosse un amante così focoso…
 - Un  regalino di Joe di stanotte… chi se l’aspettava che un ragazzo così introverso  fosse un amante così focoso…
 - Chi  se l’aspettava che un ragazzo così introverso fosse un amante così focoso…”
 Quelle  parole le risuonarono nelle orecchie almeno 100 volte. Il cuore era fermo. La  testa le girava vorticosamente. Le gambe la stavano per abbandonare.
 “-  Ah questi? Un regalino di Joe di stanotte… chi se l’aspettava che un ragazzo  così introverso fosse un amante così focoso…”
 -  Tutto bene, cara? Sembra che tu abbia visto un fantasma…
 -  Si… solo fa troppo caldo per me qui…
 Si  riprese, ma fu solo per un attimo.
 - La  ringrazio, Maestà, per la generosa offerta, ma avevo già provvisto ad un abito  per la serata… Ora la prego di scusarmi.
 Caterina  annuì con un ghigno di soddisfazione.
 Françoise  andò via lentamente per i tremori che aveva alle gambe, ma avrebbe voluto  scappare via da lì il più veloce possibile. Chiuse la porta e sentì Caterina ridere  col suo superudito.
 - Maestà, perché le ha detto quelle cose?
 - Non capisco che intendi, Kelly.
 - Lo ha visto come ha reagito. È stato  terribile e crudele.
 - Oh Kelly, Kelly. Non fare la stupida.  L’ingenuità non è per questo mondo!
 Già  un’ingenua. Quello era stata. Una sciocca. Una stupida. Illudersi che provasse  interesse per lei, solo per lei… che non si facesse tentare da una bella  ragazza come Caterina… Scappò via in lacrime e si rifugiò in camera sua. Si  stese sul letto, schiacciata da quella orribile delusione. Soffocò il pianto  tra le lenzuola. 001 aveva ragione: era stata una stupida, s’era illusa e  l’aveva delusa enormemente. Caterina aveva vinto per la seconda volta e a lei  non restava che la stessa orribile sensazione di gelosia e di abbandono. Aveva  sbagliato tutto, tutto. Evidentemente lo attiravano ragazze come Caterina,  sicure di sé, belle e sfrontate. A lei doveva vederla come la sorellina  ingenua. Ripensò ancora al loro bacio e si prese a schiaffi. Voleva cancellare  quel ricordo dalla sua testa. Il cuore le doleva, aveva voglia di strapparselo  dal petto e gettarlo via. Era un incubo, forse a breve si sarebbe svegliata e  avrebbe scoperto che era stato tutto un parto della sua mente. E invece no. Era  vero, orribile e vero. Pianse per ore, finché non ebbe più lacrime e sentì che  una parte di lei s’era svuotata.
 Rimase  altre ore in silenzio, distesa su quel letto a fissare il vuoto. Poi si rialzò  e andò al pc.
 S’era  quasi fatta l’ora dell’apertura della serata di gala. Jet era vestito di tutto  punto, quella sera s’aspettavano un po’ di movimento, era l’ultima occasione  per gli attentatori prima della chiusura dei lavori che ci sarebbe stata  l’indomani con la firma del trattato. Dopo quel momento, ogni attacco sarebbe  stato inutile e superfluo. Se 001 aveva ragione, e ne aveva quasi sempre,  dovevano tenere d’occhio Vanallen. Uscendo  dalla sua stanza incontrò Joe.
 -  Tutti pronti?
 -  Non saprei, siamo i primi…
 -  uff… ma quanto ci mettono gli altri?
 -  Nervosetto? C’è ancora tempo! Abbiamo perlustrato la sala e il giardino tutto  il pomeriggio. A meno di colpi di scena, dovrebbe filare tutto liscio.
 -  Siete riusciti a contattare Shimmer?
 -  No. Non si è visto.
 -  Non mi piace… Ok, va dagli altri e disponetevi in sala come stabilito.
 -  Ok, capo… tu dove vai?
 - Da  Caterina… l’accompagno ufficialmente al gala.
 -  COSA?!? Dopo lo scherzetto che t’ha fatto???? Sei forse impazzito??
 -  Jet, la missione prima di tutto! Starle accanto sarà un’ottima opportunità per  avere la situazione sotto controllo.
 -  Non lo so, Joe… non mi piace…
 Joe  sorrise all’amico e gli diede una pacca sulla spalla. Sapeva a cosa si  riferisse Jet, ma non poteva pensare a Françoise, prima veniva la missione. Si  allontanò, dirigendosi verso le stanze di Caterina.
 Jet  non era tranquillo. Voleva avvisare Françoise della cosa. Non voleva aver  creato in lei delle aspettative per quella serata ed aveva paura che la visione  di Joe che entrava in sala con Caterina sottobraccio la turbasse. Si diresse  verso la sua stanza.Dall’esterno  si sentiva una musica ad alto volume provenire proprio dalla sua stanza.
 https://www.youtube.com/watch?v=93dCIYaB4Os
 Bussò.  Non rispose. Rimase perplesso: era evidente che era in stanza, perché non rispondeva?  Se non fosse stata pronta, poteva dirgli di attendere.
 Bussò  di nuovo più forte anche se era poco plausibile che proprio lei non avesse  sentito.
 Sentì  alzare il volume della musica. Si innervosì, perché lo stava ignorando?
 Bussò  ancora più forte; se l’avesse indispettito oltre, avrebbe buttato giù la porta.
 Aprì  la porta di scatto.
 -  Che diavolo vuoi, Jet?
 Jet  fu inverosimilmente sorpreso da quell’accoglienza. Come se non bastasse ad  aumentare il suo stupore c’era il suo abbigliamento: indossava gli stivali neri  e i pantaloni rossi della loro divisa e sopra solo una canottina nera.
 -  Buona sera, Françoise…
 Non  rispose al suo saluto ed ignorandolo andò allo specchio per sistemarsi la  giacca. Jet entrò nella stanza con estrema cautela, gli era chiaro che qualcosa  era successo, ma non sapeva cosa o meglio aveva paura di cosa potesse essere  successo per farla reagire in quella maniera.
 -  Non era esattamente questo il vestito che avevamo comprato per questa serata.
 - È  l’unico abito che potrei indossare stasera. Così come la missione è l’unico  motivo per cui sono ancora qui.
 Si  abbottonò la giacca e prese la sciarpa gialla per sistemarsela al collo senza  guardarlo minimamente.
 Jet  vide una valigia pronta affianco al letto.
 -  Hai fatto la valigia? Dove vai?
 -  Domani mattina parto. Ho un provino a Londra.
 -  Londra?
 -  Londra!
 -  Londra! E perché proprio Londra?
 Non  gli rispose.
 -  Françoise, cosa è successo?
 Lei  si voltò verso di lui.
 -  Dimmelo tu cosa è successo! Visto che sai benissimo cosa è successo!
 Jet  indugiò a risponderle. Lei sorrise amaramente. Lo guardò socchiudendo un po’  gli occhi.
 - Lo  sapevo… Lealtà e omertà verso l’amico del cuore. Lasciamo che la piccola  stupida Françoise viva nel suo mondo di fantasie. Anzi, divertiamoci alle sue  spalle, facendole fare la figura della stupida! Quanto ti sei divertito, Jet, a  farmi fare la piccola Cenerentola!? Quanto?
 -  Frena, Françoise! Nessuno ha mai pensato che fossi una stupida! Meno che mai il  sottoscritto. Non so a cosa tu ti riferisca, ma non ho mai pensato di  divertirmi alle tue spalle.
 - Ah  non lo sai? Credevo avessi interrotto qualcuno stamattina… poco prima di  incontrare me. Tu sapevi cosa c’era stato e cosa c’era tra Joe e Caterina! Che  andavano a letto! E non ti sei degnato di avvisarmi! Evitarmi di rendermi  ridicola! Non hai mai pensato a come potessi sentirmi IO, NO! Tu hai sempre  pensato solo al tuo amico Joe! Mi ero illusa di aver trovato un amico e invece…  sono sola, lo sono sempre stata e probabilmente lo sarò sempre…
 Aveva  gli occhi lucidi per la rabbia e la voglia di piangere ancora. Jet sapeva che  Françoise lo stava usando come sfogo, ma si sentiva ugualmente un verme.
 -  Prenditela con me, se vuoi. Se ti è più facile, sfoga la tua rabbia su di me.  Ma non pensare di essere sola, se vorrai, io ci sarò sempre. Non potevo dirti  cosa era successo, non spettava a me raccontartelo. E non per slealtà verso di  te. Françoise, lo so che può sembrarti assurdo, ma lui ti ama…
 -  Sta zitto, Jet! Basta! Non voglio sentire queste assurdità! Tu sei come lui…
 Scrollò  la testa forte e poi cadde nel silenzio. Jet le si avvicinò e l’abbracciò.
 -  Perché vai a Londra? Cosa speri di trovare lì?
 Si  divincolò dal suo abbraccio. Lo guardò dura in volto.
 -  Seguirò il tuo consiglio, Jet. Credo proprio che una buona storia di sesso non  possa che farmi bene a questo punto.
 Jet  sapeva che nulla che potesse dire, avrebbe potuto consolarla in quel momento.  Si sentiva annientato da quelle sue parole e da quella sua decisione e sperava  che qualcosa o qualcuno l’avrebbe fatta calmare e decidere diversamente. Aveva  tempo fino all’indomani. Avrebbe pensato a qualcosa.
 -  Spero tu possa essere di opinione diversa domani. Non perdere anche te stessa,  Françoise, ti prego.
 Si  avviò alla porta. Passando vicino allo stereo prese il cd tra le mani. Pigiò un  tasto e andò via.
 https://www.youtube.com/watch?v=BpjepUC2W5U
   Parte 8 Il  salone principale della residenza reale era gremito di personalità di spicco  mondiale. Auto elegantissime accompagnavano i potenti del mondo fino la soglia,  dove erano accolti dal personale di servizio e invitati ad accomodarsi nel  salone. Nessuno dei guerrieri cyborg aveva mai partecipato a un evento del  genere, ma nessuno di loro avrebbe potuto goderne come ospite. La loro missione  era ben precisa: controllare tutto e tutti. Non era un compito semplice,  considerata la mole di persone presenti e il via vai degli ospiti, del  personale, degli inservienti e degli accompagnatori. Perfino la band che  suonava all’evento era tenuta sotto osservazione da Punma e Bretagna.Nel  contempo le forze schierate erano ingenti sia da parte delle guardie reali, sia  da parte dell’esercito comandato da Vanallen. 001 pensava che Vanallen avesse  intenzione di mettere sotto scacco la regina, ma nessuno aveva idea di come  avrebbe potuto mettere in pratica il suo intento né quando avrebbe fatto la sua  mossa.
 Joe  bussò alla porta delle stanze reali. Kelly, l’assistente personale di Caterina,  aprì e lo fece entrare in una grande sala, che definire anticamera sarebbe stato  eccessivamente riduttivo, sebbene la sua funzione fosse esattamente quella.-  Ehmm… Signor Shimamura…
 Joe  si voltò verso la ragazza, che teneva gli occhi bassi. Sembrava indecisa su  cosa dirgli ed era insolito da parte sua. Joe l’aveva sempre vista molto  fredda, distaccata ed estremamente efficiente, la classica persona che si muove  ed agisce secondo protocolli ben definiti, che lasciano poco spazio  all’improvvisazione e all’istinto. Insomma, proveniva da un pianeta a lui totalmente  sconosciuto. Eppure l’indecisione nel parlargli rivelava un comportamento fuori  programma.
 - La  ascolto.
 -  Signor Shimamura… Lei danzerà con sua maestà stasera… mi chiedevo… se  intendesse anche fare ingresso con lei in sala…
 Joe  fu spiazzato da quella domanda. Aveva dato per scontato che, accompagnando  Caterina al gala, dovesse per forza fare ingresso con lei e non aveva  considerato altre possibilità.
 -  Ecco… vede… Se volesse evitare le attenzioni… ehmm… della stampa… potrebbe fare  ingresso in sala con sua Maestà, ma non al suo fianco… cioè… vede… come me…
 Joe  rimase turbato. Non ci aveva pensato: andando al gala con Caterina, il giorno  dopo sarebbe finito sui rotocalchi di tutto il mondo… Voleva esporsi a quel  modo? Come aveva fatto a non pensarci?
 - La  prego, signorina… continui, il suo è un ottimo suggerimento.
 La  ragazza sorrise e riprese con maggiore sicurezza, spiegandogli del protocollo d’ingresso.
 - Il  protocollo d’ingresso in sala è molto rigido. Nessuno, a parte il personale di  servizio, può entrare dopo l’ingresso in sala di sua Maestà. Se lei entrasse al  fianco di sua Maestà, sarebbe considerato un accompagnatore ufficiale e per  questo sarebbe preso di mira dalla stampa alla stregua di un fidanzato  ufficiale. Se, invece, dovesse seguire sua Maestà, così come farò io, lei sarebbe  considerato come personale di servizio presso la persona stessa di sua altezza  Caterina… alla stregua di una guardia del corpo…
 - Mi  è chiaro. La ringrazio. Allora mi affiancherò a lei al momento dell’ingresso.  Chiarirò io stesso la mia intenzione con sua Maestà.
 -  Bene. Allora mi limiterò ad avvisare il ciambellano che non dovrà dare  l’annuncio del suo arrivo al fianco di sua Maestà.
 Joe  pensò che quella fosse la soluzione perfetta. Avrebbe seguito Caterina, cercando  di passare come la sua guardia del corpo ed evitando gli interessi della  stampa… e di ferire ulteriormente Françoise…
 Non  poteva fare a meno di ripensare ad Albert e a quanto gli aveva detto. L’ultima  cosa al mondo che voleva fare, era giocare con i sentimenti di Françoise. Non  aveva ripensamenti sul loro rapporto, continuava a pensare che tra loro non  poteva esserci un lieto fine, ma non poteva restare indifferente di fronte alla  sua sofferenza. Sentì crescere il rimorso per essersi lasciato andare con  Caterina. S’interrogava sul senso di raccontare a Françoise quanto era  accaduto. Che senso aveva confessarle una cosa che l’avrebbe probabilmente  fatto il cuore a pezzi, se non aveva intenzione di avere una storia con lei? O  la voleva? E cosa si aspettava per il loro futuro? In cosa potevano sperare? Che  la guerra col fantasma nero finisse? E tra quanto tempo sarebbe finita? Lei lo  avrebbe aspettato per tutto quel tempo? Nel frattempo avrebbe potuto conoscere  qualcuno meno problematico di lui, qualcuno che le desse tutto ciò che  desiderava e meritava… Non poteva certo concedersi momenti come quello che  aveva avuto con Caterina e aspettarsi che lei non facesse altrettanto… Il suo  cuore avrebbe retto a una cosa del genere?
 -  Eccomi. Sono pronta. Possiamo andare.L’arrivo  di Caterina lo risvegliò dai suoi pensieri, ma si limitò ad annuire, senza  dirle nulla.
 Di  fronte la porta d’ingresso, Caterina si voltò verso Joe. Vedendo il ragazzo  restare al fianco di Kelly gli intimò con piglio deciso:
 -  Avvicinati.
 -  Non credo sia una buona idea. Non voglio attirare l’attenzione della stampa.
 Caterina  fu sorpresa da quell’affermazione, ma non ebbe il tempo di ribattere che il  ciambellano annunciò il suo ingresso.
 Sorridente  e fiera, Caterina fece il suo ingresso solitario. Joe e Kelly entrarono subito  dopo, privi di annuncio, così come spettava al personale al servizio di sua  Maestà.
 La  cosa funzionò: i fotografi si focalizzarono su Caterina, ignorando Joe e Kelly.  Joe si voltò verso l’assistente personale di Caterina chinando lievemente il  capo per ringraziarla. Kelly rimase seria e impassibile, proprio come la sua  professione richiedeva in quell’occasione, ma a Joe non sfuggì il fatto che la  giovane assistente cercò con lo sguardo qualcuno in sala, che sembrò non  trovare. Joe, allora cercò Françoise con lo sguardo. Era certo che gli sarebbe  bastato uno sguardo per capire se il suo ingresso con Caterina l’avesse ferita.  Tuttavia non riuscì a vederla poiché non era nella posizione concordata. Si  voltò allora a cercare Jet, innervosendosi all’idea che Françoise avrebbe  potuto preferire la sua compagnia in quella serata. Trovò l’amico, ma non la  ragazza. C’era molta gente, forse era per questo che non riusciva a vederla, si  disse.
 Caterina  salutava le varie personalità in sala, mentre Kelly e Joe la seguivano come  ombre.-  Joe, ti spiace andare a prendermi qualcosa da bere?
 Gli  chiese Caterina, trattandolo come un servo. Joe pensò che quella dovesse essere  la rappresaglia di Caterina contro di lui per lo scherzetto che le aveva  giocato qualche istante prima. Le sorrise sarcastico, fece un cenno ad Albert,  che lo seguiva a distanza, per avvisarlo che si allontanava da Caterina e si  avvicinò al buffet.
 Fu  lì che un uomo piuttosto panciuto in divisa militare americana si avvicinò a  Joe, mentre beveva qualcosa.
 -  Salve, signor Shimamura… Smitt.
 Joe  fu stupito di sentirsi chiamare a quel modo e il suo interlocutore non poté  fare a meno di notarlo.
 - Ci  siamo conosciuti a casa di suo nonno, il vecchio Joe Smitt, ricorda? Sono il  colonnello Jhonson.
 Joe  fu completamente spiazzato. D’improvviso ricordò dove aveva visto quell’uomo: era  a casa di suo nonno, Joe Smitt, la sera che Joe fu presentato a tutti gli amici  di famiglia, nonché a mezza alta società americana. La stessa sera in cui aveva  baciato Françoise.
 La  cosa lo turbava enormemente. Non avrebbe mai voluto che qualcuno lo  ricollegasse alla sua famiglia. Era troppo pericoloso!
 - Mi  sta confondendo con qualcun altro, colonnello…
 Disse  nascondendosi dietro il suo bicchiere.
 -  Non ci provi, signor Shimamura… Sono troppo vecchio per giocare con lei. Suo  nonno non si spiega perché lei è sparito così di punto in bianco… Non si da  pace, crede di aver fatto qualcosa di sbagliato per allontanarla…
 Joe  era sbigottito e non riusciva a fare altro che scuotere la testa.
 - Ho  capito qual è il suo compito qui. Lei è un agente segreto, vero, Joe? Beh anche  se lo fosse, la sua famiglia ha diritto di sapere che lei sta bene e che loro non  hanno fatto nulla che abbia ferito i suoi sentimenti al punto da farla sparire.  Non può non dare più loro notizie di lei dalla sera alla mattina. Non può  essere così incurante dei loro sentimenti! È stato lei a cercarli, lei ad  affrontare un lungo viaggio per avere le risposte che cercava. Non può farsi  prima avanti e poi sparire, come chi, ottenuto il suo scopo, getta via le  persone che gli sono servite.
 L’uomo  sospirò. Capiva di averlo scosso abbastanza e di aver anche esagerato. Joe era  impietrito, non aveva mai considerato la faccenda in quei termini, perchè mai  aveva avuto intenzione di gettar via persone che lo avevano accolto e amato. In  un istante Joe ripensò a come si era allontanato dai suoi parenti dopo averli  cercati e a come aveva allontanato Françoise dopo averle chiesto di restare con  lui, dopo averla baciata e dopo averle confessato di essere pazzo di lei.
 -  Sono certo che saprà contattarli in maniera discreta.
 Aggiunse  il colonnello Jhonson stringendogli la mano con forza.
 Joe  cominciò a sentirsi male e non capiva quanto fosse dovuto alle parole del  colonnello e quanto ad un malessere fisico effettivo, poiché accusava un forte capogiro  e un certo senso di nausea.
 Jet  stava sorseggiando il suo cocktail analcolico e guardava in giro tutto e tutti,  così come i suoi compagni.Aveva  apprezzato l’entrata di Joe, defilata dietro Caterina, e sperava che, ovunque  fosse, anche Françoise avesse fatto altrettanto. Si sentiva inquieto. Non  sapeva dove fosse, ma di certo non era in sala: con quella divisa rossa non  sarebbe passata inosservata. Probabilmente era fuori a tenere d’occhio la situazione  in esterno. Non gli piaceva l’idea che fosse da sola. Non gli erano piaciute le  cose che aveva detto e meno che mai gli piaceva il fatto che volesse tornare a  Londra per finire nel letto di Dylan. Sentì un moto di rabbia verso quel  damerino inglese e si disse che non era certo il tipo d’uomo che faceva per  lei.
 “Someone  like you”
 Perché  aveva fatto quella cavolata? Ci stava provando? Con lei! Joe gli aveva  confessato che l’amava, era la donna del suo migliore amico… Scosse la testa  forte. Ma poi contro ogni sua volontà conscia il pensiero tornò a quel sogno.  Ripercorse le sue forme e sentì un insolito tepore dentro. Gli sembrò di  affannare per un istante.
 D’un  tratto la sua attenzione fu attirata da Bretagna che a distanza gli faceva ampi  gesti.
 Jet  si fece largo tra la folla e seguì Bretagna, fuori un piccolo balconcino.
 -  Che succede?
 -  Non lo so, Punma… Fino a poco fa stava bene…
 Punma  era violentemente colorito in volto, si aggrappava con forza al muretto di  cinta del balconcino e respirava in maniera affannosa. Bretagna sembrava molto  preoccupato.
 -  Ehi amico, come stai?
 -  Non… riesco… a …. re…spirare…
 Punma  riuscì a malapena a pronunciare quelle parole; sentiva il suo cuore molto  accelerato ed un senso di panico si stava impossessando di lui. Tossiva in  continuazione e faceva profondi e rapidi respiri che però sembravano non  soddisfare la sua fame d’ossigeno. Cercò di spiegare il suo stato a gesti a Jet,  che lo guardava con occhi spalancati, perché parlare era per lui una fatica  enorme.
 -  Non ti sforzare! Ora ti porto subito dal Dott. Gilmore. Bretagna tu…
 Jet  fece per voltarsi verso Bretagna, ma lo trovò a terra in preda a dolori  lancinanti.
 -  Che diavolo sta succedendo?
 Si  chiese allarmato. Provò ad azionare i suoi razzi, ma riuscì soltanto a  sollevarsi di pochi centimetri per poi ricadere in ginocchio.
 http://www.youtube.com/watch?v=tCeSJrYy_HAI feel so unsure,
 As I take your hand,
 And lead you to the dance floor,
 As the music dies,
 Something in your eyes,
 Calls to mind a silver screen,
 And all its sad goodbyes.
 I'm never gonna dance again,Guilty feet have got no rhythm,
 Though it's easy to pretend,
 I know you're not a fool,
 I should have known better than to cheat a friend,
 And waste a chance that I'd been given,
 So I'm never gonna dance again,
 The way I danced with you,
 Time can never mend,The careless whisper of a good friend,
 To the heart and mind,
 Ignorance is kind,
 There's no comfort in the truth,
 Pain is all you'll find.
 I'm never gonna dance again,Guilty feet have got no rhythm,
 Though it's easy to pretend,
 I know you're not a fool,
 I should have known better than to cheat a  friend,
 And waste a chance that I'd been given,
 So I'm never gonna dance again,
 The way I danced with you,
 Tonight the music seems so loud,I wish that we could lose this crowd,
 Maybe it's better this way,
 We'd hurt each other with the things we want to  say,
 We could have been so good together,
 We could have lived this dance forever,
 But now who's gonna dance with me,
 Please stay.
 I'm never gonna dance again,Guilty feet have got no rhythm,
 Though it's easy to pretend,
 I know you're not a fool,
 I should have known better than to cheat a  friend,
 And waste a chance that I'd been given,
 So I'm never gonna dance again,
 The way I danced with you.
 mi  sento così insicuro,quando  prendo la tua mano,
 e ti  conduco sulla pista da ballo,
 quando  la musica muore,
 qualcosa  nei tuoi occhi
 richiama  nella mia mente uno schermo d’argento
 e  tutti i suoi tristi arrivederci
 non  ballerò mai più,i  piedi colpevoli non hanno ritmo
 Anche  se è facile fingere
 so  che non sei una stupida.
 avrei  dovuto saperlo piuttosto
 che  ingannare un’amica
 e sprecare  una possibilità che mi era stata data.
 quindi  non ballerò mai più
 nel  modo in cui ho ballato con te
 il  tempo non può mai ripararei  sospiri spontanei di una buona amica.
 verso  il cuore e la mente,
 l'ignoranza  è gentile.
 non  c’é conforto nella verità,
 tutto  ciò che troverai è sofferenza.
 non  ballerò mai più,i  piedi colpevoli non hanno ritmo
 Anche  se è facile fingere,
 so  che non sei una stupida.
 avrei  dovuto saperlo piuttosto
 che  ingannare un’amica
 e  sprecare una possibilità che mi era stata data.
 quindi  non ballerò mai più
 nel  modo in cui ho ballato con te
 stanotte  la musica sembra così altavorrei  che fossimo lontani da questa folla
 forse  é meglio cosi
 ci  saremmo feriti l’un l’altro
 con  le cose che avremmo detto
 potevamo  stare così bene assieme
 potevamo  vivere questo ballo per sempre
 ma  ora chi ballerà con me?
 ti  prego resta
 non  ballerò mai più,i  piedi colpevoli non hanno ritmo
 Anche  se è facile fingere,
 so  che non sei una stupida.
 avrei  dovuto saperlo piuttosto
 che  ingannare un’amica
 e  sprecare una possibilità che mi era stata data.
 quindi  non ballerò mai più
 nel  modo in cui ho ballato con te
 Caterina  lanciò uno sguardo di sfida a Joe non appena la band attaccò l’intro della  canzone. Aveva promesso di aprire le danze con lei e doveva mantenere la sua  parola. Più che una sfida era un ordine implicito: era abituata ad essere  assecondata in tutto e Joe l’aveva già indispettita abbastanza per quella  serata. Joe le sorrise e le si avvicinò. Si inchinò alla sovrana in maniera  plateale e le prese gentilmente la mano. La portò al centro della sala e  cominciarono a danzare insieme in silenzio. Caterina  si accorse che Joe sorrideva scuotendo la testa ed era distratto.
 -  Cos’hai tanto da ridere?
 -  Nulla… Pensavo solo che non potevi scegliere canzone migliore!
 Caterina  non capì quell’affermazione, ma aveva inteso perfettamente il tono ironico con  cui le stava parlando.
 -  Non capisco cosa intendi…
 Joe nascose  gli occhi sotto il suo folto ciuffo e continuò a ballare in silenzio.
 Caterina  si concentrò sulla canzone e sulle sue parole. Sollevando un sopracciglio e  sfoggiando un sorriso perfido, si rivolse di nuovo a lui.
 -  Non starai pensando alla tua amichetta bionda? Dubito che voglia più saperne di  te dopo che sei venuto a letto con me…
 Joe  s’incupì. Caterina si voltò a guardare verso la sala.
 -  Stasera neanche è venuta… sarà ancora in camera sua a piangere, povera stella!  Le hai proprio spezzato il cuore!
 Joe  si fermò di botto nel bel mezzo della sala.
 -  Cosa? Cosa ne sa Françoise di noi due?
 Caterina  lo strattonò per intimargli di continuare a ballare. Joe riprese a ballare  guardandola dritta in volto attendendo una risposta. Caterina viveva la sua  rivalsa su quello sciocco ragazzo che aveva osato prendere le distanze da lei.  Soddisfatta e sorridente raccontò a Joe quanto aveva fatto.
 -  L’ho vista piuttosto sconvolta quando le ho mostrato i segni che m’hai  lasciato… Che stano… non le ha fatto piacere sapere che sei un amante focoso.
 -  Perché? Perché le hai detto queste cose? Che gusto ci provi a essere così  crudele?!
 -  Non provare a far ricadere la colpa su di me! Se tenevi a lei, non saresti  dovuto venire a letto con me! Che cosa volevi fare? Sedurmi e poi tornare nel  suo letto senza dirle nulla?
 - Tu  … mi hai detto che era stata a letto con Jet… mi hai ingannato!
 -  Beh?
 Caterina  lo guardò con fare strafottente. Joe era così arrabbiato che avrebbe potuto  fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
 -  Sei una persona orribile ed io non voglio più avere a che fare con te! Mai più  in vita mia!
 Joe  si allontanò da Caterina piantandola nel mezzo della sala.
 Si  diresse verso un balconcino per respirare aria fresca e sbollire la rabbia, quel  senso di nausea e di capogiro avevano ripreso violentemente. Tuttavia Caterina  non era intenzionata a dargli tregua. Lo seguì e lo afferrò per un braccio  costringendolo a voltarsi verso di lei.
 -  Come osi piantarmi così? Ragazzino patetico e insignificante! Torna subito in  sala e riprendi a ballare con me! Te lo ordino!
 Joe  le sorrise.
 -  Sei tu ad essere patetica, Caterina!
   Parte 9 - Bonsoir, mademoiselle  Arnould!Françoise si voltò  immediatamente a quel saluto inaspettato. Si ritrovò di fronte un uomo sui  quarant’anni in divisa militare della guardia reale di Monami. Capì subito chi  fosse. Era un uomo di bell’aspetto, non solo per i lineamenti armonici e così  marcatamente maschili, ma anche per l’espressione serena e rassicurante.
 - Bonsoir,  Comandante Shimmer!
 Il comandante le si  affiancò per guardare con lei dentro dalla grande porta-finestra che dava sul  ballatoio sopra la grande sala in cui vi si svolgeva il gala. Erano rimasti  entrambi all’esterno della residenza reale e della festa e stavano visionando  l’ingresso di Caterina in sala.
 - Da qui c’è  un’ottima visuale, saremo in grado di osservare tutti i movimenti dei nostri  “attori” principali.
 - Già…
 Françoise rispose  distrattamente seguendo l’entrata di Caterina e cercando di osservare e ascoltare  tutto ciò che poteva essere sospetto. Shimmer si voltò di nuovo verso di lei.
 - Mi permetta di  esprimerle la mia gratitudine per il servizio che sta prestando per la  salvaguardia della nostra regina. Inoltre, la devo ringraziare per aver salvato  la mia stessa vita.
 Françoise si voltò  con espressione interrogativa verso il comandante, che le spiegò subito cosa  intendesse.
 - C’ero anch’io  nell’auto di scorta di sua Maestà quella mattina in costiera. Lei e il signor  Shimamura avete salvato non solo la nostra sovrana, ma anche tutta la sua  scorta: 14 dei miei migliori uomini più il sottoscritto. Per non contare il  fatto che la morte della nostra giovane sovrana, che non ha ancora un  successore, avrebbe destabilizzato la nostra piccola nazione. Perciò grazie a  nome di tutta Monami!
 Françoise gli  sorrise e chinò il capo per rispondere a quel sincero ringraziamento. Avrebbe  voluto dirgli qualcosa, ma aveva la testa piena di confusione. Non poteva fare  a meno di pensare che Caterina, a cui aveva salvato la vita, era la stessa  persona che le causava una sofferenza che non aveva mai provato in vita sua.  Non era pentita di averle salvato la vita, ma non poteva fare a meno di pensare  a quanto a volte gli avvenimenti si compongano a formare il destino con ironia.
 Non poteva certo  dire quelle cose a Shimmer. Le sembrò di non poter fare altro che restare in  silenzio.
 Il comandante,  invece, continuava a cercare una conversazione con lei.
 - Lei è una persona  dalla professionalità ineccepibile, e sono certo che il signor Shimamura è  orgoglioso di avere in squadra una persona come lei.
 - Il signor  Shimamura è preso da altro al momento.
 Commentò acidamente  Françoise senza voltarsi a guardare il suo interlocutore e continuando a  fissare dall’alto Caterina che entrando salutava i suoi ospiti.
 Shimmer sorrise  amaramente, sapeva che la ragazza aveva un debole per Shimamura e sapeva che Shimamura  era conteso da Caterina. Conosceva la sua sovrana e conosceva la sua ostinazione  nell’ottenere ciò che voleva.
 - Beh a quanto pare  questa volta Caterina ha trovato pane per i suoi denti…
 - Che intende?
 - Vede? Shimamura  non è entrato al fianco di sua Maestà… ha preferito un’entrata defilata…
 Rise.
 - Sono certo che la  piccola Katy non la prenderà bene!
 Françoise pensò che  Shimmer fosse fuori strada: la piccola Katy, come la chiamava lui, aveva già  ottenuto ciò che voleva.
 - Lo so, cosa sta  pensando… Lei pensa che Caterina abbia già ottenuto ciò che voleva, ma io non  la penso così… e se permette… ho un po’ più di esperienza di lei! … Oltre ad  avere maggiori dettagli… essendo sposato con la donna che fa da segretaria  personale a sua Maestà…
 Le fece  l’occhiolino. Françoise non fece a tempo a riprendersi dallo stupore che furono  interrotti dal maggiore Phill, un ragazzo di colore di poco più grande di lei.
 - Comandante,  abbiamo un problema.
 Phill condusse il  comandante Shimmer in un angolo del giardino della residenza reale, dove si  erano adunati un po’ di uomini della guardia reale e dell’esercito. La  questione era stata scatenata da due soldati semplici delle due rispettive  compagnie, che stavano di guardia nel medesimo luogo. Ognuno dei due soldati  aveva intimato all’altro di spostarsi e in seguito aveva richiesto l’intervento  di un superiore. Gli animi si erano accesi e si rischiava il tafferuglio  interno. Quando il comandante Shimmer apparse, calò il silenzio fra i presenti.  Tutti, infatti, avevano un timore reverenziale per il comandante, non soltanto  i suoi uomini.- Signori…
 Tutti scattarono  sull’attenti e fecero il saluto militare, compresi i soldati dell’esercito, ad  eccezione di un giovane capitano dell’esercito.
 - Non si usa  salutare un ufficiale di grado superiore nell’esercito?
 Il giovane colto in  fallo salutò il comandante che salutò di rimando.
 - Vuole illustrarmi  lei, la situazione, capitano? Perché tanta agitazione?
 - Signore, il  soldato Emmeby si rifiuta di obbedire ad un ordine di un suo superiore,  pertanto è stato richiesto l’intervento di un ufficiale.
 - Uhmmm… è  un’accusa molto grave… cosa ha da dire in sua discolpa, soldato?
 - Signore, obbedivo  agli ordini del mio superiore, Signore! L’ordine era mantenere la postazione,  Signore, ed ho mantenuto la postazione, Signore!
 - Signor  comandante, chiedo il permesso di parlare, Signore.
 Intervenne il  maggiore Phill, Shimmer annuì.
 - Accordato.
 - Signore, il  soldato Emmeby pattugliava la stessa zona del soldato Jameson. Ognuno aveva  ricevuto l’ordine dal proprio superiore. Nessuno dei due voleva disobbedire al  proprio ordine di servizio.
 - Capisco,  maggiore. La situazione è chiara. Mi sembra inutile che entrambi stiano di  postazione nella stessa zona, conviene con me, Capitano?
 - Sì Signore.  Tuttavia, il soldato Emmeby non riconoscendo la mia autorità, si è rifiutato di  spostarsi.
 - Ed ha  perfettamente ragione, Capitano. Così come io non posso dare ordini a lei,  sebbene sia più alto in grado, poiché apparteniamo a due forze armate diverse.
 Ora, per la  questione in corso, è ovvio che qualcuno debba spostarsi e prestare servizio  altrove dove sarà più utile all’incolumità di Sua Altezza reale e dei Suoi  ospiti. Dopotutto siamo qui per questo, vero Capitano?
 Al capitano sfuggì  una strana espressione che lasciava trasparire la poca stima che aveva della  giovane sovrana.
 - L’incolumità di  Sua Altezza reale non è l’incolumità di una persona, Capitano. È la  salvaguardia della nostra monarchia e del nostro Paese! Caterina non è soltanto  una giovane ed inesperta sovrana. È la nostra tradizione secolare! È la nostra  storia! Ed un Paese che non riconosce il valore della sua Storia e delle sue  tradizioni, è un Paese senza futuro!
 Soldato Emmeby, è  qui per difendere il nostro paese, la nostra regina?
 - Signorsì Signore!
 - E lei, Capitano?
 - Signorsì Signore!
 - Bene… sono certo  che lei e il maggiore Phill troverete una soluzione consona alla questione in  corso.
 Françoise  assistette a tutta la scena in silenzio. Non aveva mai conosciuto una persona  così carismatica… Era veramente un uomo fuori dal comune! Lei stessa s’era  ritrovata a seguirlo, abbandonando la postazione da lei scelta, senza sapere  bene perché.
 Improvvisamente,  però, percepì qualcosa che attirò la sua attenzione altrove.
 Joe e Caterina  erano fuori il terrazzo al pian terreno su cui affacciava la grande sala dove  il gala era in corso. L’abbandono di Joe della sala, ma soprattutto della  sovrana, aveva scatenato una lite fra i due.- Non sarai mai una  guida degna di un paese, se nel privato sei subdola e meschina.
 - Cosa vuoi che ne  sappia una feccia come te di monarchia e di governo? Io ho vissuto in una  gabbia d’oro per tutta la vita! Il mio destino è stato tracciato prima ancora di  nascere…
 - Questo non ti  giustifica e se non capisci che ciò che sei si rifletterà nel tuo governo e nel  tuo Paese, allora forse sarebbe meglio che tu fossi destituita!
 Caterina rimase  immobile e muta a quelle affermazioni. Aveva gli occhi fissi e spalancati su  Joe e sembrava riflettere su ciò che le aveva detto. Nessuno le aveva mai  parlato con tanta impudenza e pure con tanta schiettezza.
 Joe sostenne il suo  sguardo altrettanto immobile, ma poi la nausea e il capogiro presero il  sopravvento sulle sue gambe e non riuscì a reggersi in piedi e cadde. Caterina  rimase impietrita.
 - Bene. Bene. Bene…  Non avrei saputo dirlo meglio… 009.
 Vanallen comparve  dal nulla proprio in quel momento. Era attorniato dai suoi uomini, tutti con  armi puntate verso i due.
 - Vanallen, che ci  fate qui! Questo è un colloquio privato! Nessuno l’ha autorizzata ad  intervenire!
 Caterina ignorò le  armi puntate deliberatamente a prova della sua forza e del suo orgoglio.
 - Vanallen… sta  lontano da lei…
 Joe riusciva a  malapena a parlare, in ginocchio piegato in due da spasmi di dolore.
 - Fossi in te, 009,  risparmierei le forze: il cocktail che tu e tuoi compari avete bevuto ha  effetto erosivo sul silicio presente nei vostri circuiti elettronici.  Assolutamente innocuo per gli esseri umani, letale per un cyborg… ahahahaah!  Geniale, vero?
 Ed ora, Maestà, la  prego di non opporre resistenza mentre i miei uomini la prendono in consegna…  sarà processata e condannata per manifesta incapacità!
 - Vanallen, sei tu  ad essere preso in consegna!
 Shimmer comparve  proprio mentre gli uomini di Vanallen si stavano avvicinando a Caterina. Era  seguito dagli uomini della guardia reale e alcuni dell’esercito presenti al suo  precedente discorso. Anche Françoise era con lui e si schierò subito a difesa  di Caterina, avvicinandosi a lei e mettendosi tra lei e le guardie. Con i suoi  super sensi aveva percepito le difficoltà dei suoi compagni, la discussione di  Joe e la situazione di pericolo. Avvisato Shimmer, lo aveva condotto nel  preciso luogo in cui si trovava la sovrana in tempo per intervenire.
 - E voi fareste  meglio a non toccare sua Maestà, o sarete processati anche voi per alto  tradimento!
 I due uomini che  stavano per prendere in consegna Caterina rimasero bloccati e si voltarono  verso Vanallen alla ricerca di sue disposizioni.
 - Fatti da parte,  Shimmer, e ti riserverò un bel posticino di rilievo nel mio nuovo esercito  reggente.
 - Mai! Fedeltà alla  corona! Fedeltà a Monami!
 Alcuni degli uomini  presenti seguirono l’incitazione di Shimmer, compresi alcuni dell’esercito,  altri restavano con le armi puntate verso Caterina e Françoise.
 La tensione era  alta. La situazione era veramente delicata e pericolosa. I due corpi di guardia  avrebbero potuto fiondarsi l’uno sull’altro e sarebbe stato un bagno di sangue.  Joe non riusciva a rialzarsi e guardava preoccupato Françoise, l’unica dei suoi  compagni presenti. Probabilmente tutti erano in preda al veleno di Vanallen e  la cosa lo terrorizzava. Non sarebbe riuscita a cavarsela da sola!
 - Comandante  Shimmer…
 La voce di Caterina  tagliò quel pesante silenzio.
 - Signori… So che  alcuni di voi non sono concordi col mio operato e che mi ritengono troppo  giovane per governare, ma vorrei farvi comprendere quanto siate in errore  pensando che il comandante Vanallen possa condurre Monami al meglio. Noi siamo  una piccola nazione, ma abbiamo ottenuto il rispetto dall’intera comunità  internazionale e la prova è lì dentro la residenza reale, in cui in questo  momento è tenuto un gala per le Nazioni Unite. Il comandante Vanallen vuole  sfruttare il rispetto e la posizione politica di Monami, ottenuta da secoli di  monarchia illuminata, per appropriarsi ed importare a Monami armi letali e  pericolose, il cui solo transito nella nostra Nazione richiede estrema perizia  e attenzione alla sicurezza. Qualcuno di recente mi ha fatto riflettere su  quanto ciò che si è, si rifletta nel tuo governo e nel tuo Paese. Una persona  senza scrupoli ed inaffidabile come Vanallen, condurrebbe le operazioni a solo  vantaggio personale e dei mercanti d’armi con cui è in combutta!  Ciò metterebbe in pericolo il nostro paese! Io  mi rifiuto di collaborare con quella gente! Non consegnerò mai il mio Paese ai  mercanti di morte! Se volete destituire me, destituire la monarchia, sia! Ma  non posso permettervi di mettere a repentaglio la Mia gente, la Mia terra! E chiunque tenga al  futuro di Monami non può che essere d’accordo con me! Con me! Per Monami!
 Calò il silenzio.
 Poi i più calarono le  armi.
 Vanallen cominciò a  sudare.
 Finchè anche i due  uomini che puntavano le armi verso la sovrana abbassarono le armi.
 Shimmer scattò  sull’attenti e salutò volto verso la sovrana, seguito da tutti.
 - Viva la regina!  Viva Caterina!
 - Vanallen, la  dichiaro in arresto per alto tradimento! Uomini, prendetelo in consegna!
 Il maggiore Phill  fu il primo a fiondarsi su Vanallen per arrestarlo.
 Vanallen sembrò non  opporre resistenza, ma appena si trovò a passare di fronte la regina con uno scatto  afferrò una pistola dalla fondina di un soldato e sparò.
 Joe cercò  disperatamente di azionare la sua supervelocità, ma riuscì a fare pochi passi e  vedere la scena rallentata. Françoise s’era interposta tra Caterina e la  pistola. La vide colpita al ventre e cadere lentamente sulle ginocchia, mentre  le pupille le ruotavano lentamente all’insù nelle orbite. Cadde fragorosamente  a terra. E con lei Vanallen, ucciso da un tardivo colpo di Shimmer.
 Joe non riusciva a  muoversi, mentre il sangue di lei inondava il pavimento. Non riusciva a urlare,  né a chiedere aiuto. L’ultima cosa che vide fu Shimmer ed altri precipitarsi in  soccorso di Françoise. Poi la vista si annebbiò, pensò di morire.
 Bip. Bip. Bip. Bip.
 Swish.
 Tic.tic.tic.tic.
 Bip. Tic.tic.tic.tic. Bip. Tic.tic.tic.tic.
 Bip. Tic.tic.tic.tic. Bip. Tic.tic.tic.tic.
 Swish.
 Joe riaprì gli  occhi spalancandoli. Era nell’infermeria della base cyborg.
 Si alzò di scatto  seduto nel letto, staccando i macchinari a cui era attaccato. Ebbe un forte  capogiro.
 Si guardò attorno.  Sugli altri letti c’erano i suoi compagni che lentamente di risvegliavano.  Mancavano all’appello Jet e Françoise.
 Scattò dal letto.
 Forse era stato  tutto un sogno, doveva cercarla.
 Cadde e mentre  cercava di rialzarsi comparve 001 di fronte a lui.
 Con la sua  telecinesi lo sollevò fino a staccargli i piedi dal pavimento.
 - Avrei dovuto  lasciarti lì per quello che le hai fatto!
 Lo lasciò,  facendolo cadere a terra.
 - Co-come sta?
 - È viva, se è  questo che vuoi sapere. Almeno… per ora.
 Joe fu profondamente  turbato.
 - Dov’è?
 - In sala  operatoria. Sta combattendo tra la vita e la morte.
 - Darei la mia  vita, se questo potesse essere d’aiuto.
 - Peccato non  funzioni così! Gilmore e Jet stanno cercando di salvarla.
 001 era feroce e  crudo come solo un bimbo arrabbiato può essere.
 - Jet?
 - È quello che  stava messo meglio e Gilmore aveva bisogno d’aiuto.
 - Da quanto tempo  siamo qui?
 - 8 ore. È quasi  l’alba. A breve sapremo qualcosa.
 - Come stanno gli  altri?
 - L’antidoto che  Gilmore vi ha somministrato ha bloccato gli effetti del veleno, con qualche  piccolo ritocco tornerete tutti al meglio. Françoise era la più grave ed  urgente. A differenza di tutti voi, Françoise aveva ancora un apparato  digerente umano: è stata colpita in uno dei suoi punti più deboli…
 - Sono sicuro che  ce la farà! Non può morire!
 - Vorrei tanto  capire da dove parte questa tua convinzione! È solo il tuo senso di colpa che  ti spinge a trarre questa conclusione! Se dovesse morire, sarà solo colpa tua! Ma  veramente pensavi che allontanandola e lasciandola sola l’avresti protetta?!  Che le avresti evitato pericoli? Come puoi essere stato così stupido?
 - È vero, sono  stato uno stupido… ma ti giuro, Ivan, che d’ora in poi, niente verrà dopo la  sua felicità! Io ci sarò sempre per lei!
 - E credi che ti  vorrà ancora dopo tutto quello che le hai fatto!? Sei folle!
 - Probabilmente sì…
 Sorrise.
 - … ma nulla è più  folle dell’amore, Ivan, ma non mi aspetto che tu possa capire… Stai tranquillo…  tutto andrà per il meglio!
 Gli passò la mano  tra i capelli, accarezzando compassionevole il piccolo.
 Sapeva che anche  lui amava tanto Françoise e che quelle parole così taglienti scaturivano dalla  sua preoccupazione per lei.
 All’incirca un ora  dopo, Gilmore uscì dalla sala operatoria dirigendosi verso il suo studio, senza  rispondere alle domande dei ragazzi se non con una mano che faceva segno di  fermare le domande.Tutti lo seguirono.  Lo videro consultare vecchi e polverosi libri. Fare ricerche al pc. Infine  srotolare una grande pergamena su cui vi era lo schema elettronico a grandezza  naturale di un cyborg. La scritta stampata sul fondo a sinistra recitava “BG project:  003”
 - Mmmm… Come  pensavo…
 - Dottore…
 Intervenne incerto  009.
 - Come sta?
 - La situazione era  molto complicata. Il suo stomaco e il suo intestino sono stati lacerati in più  punti. Ho dovuto fare una scelta difficile… Avrei potuto innestarle un apparato  digerente sintetico, così come molti di voi hanno, ma avrebbe dovuto dire addio  ad un’altra parte della sua umanità… Io ho già commesso tanti errori con voi…  Non me la sono sentita… Le ho ricucito e rattoppato i brandelli del suo essere…  Ha perso molto sangue, le ho donato il mio…
 I ragazzi erano lì  ammutoliti, ammirati e turbati per quello che il dottor Gilmore aveva fatto.  Sapevano tutti che Gilmore si sentiva in colpa per la loro trasformazione in  cyborg e che mai se lo sarebbe perdonato, nonostante li avesse aiutati a  scappare dal fantasma nero e si prendesse cura di loro come un padre.
 Dal canto suo  Gilmore sentiva il suo senso di colpa bussare forte e prepotente alla sua  coscienza ogni volta che doveva “ripararli”. Erano quelli i momenti peggiori,  quando poteva toccare con mano i suoi errori.
 Gilmore sospirò  profondamente.
 - Fortuna che sono  gruppo 0, un donatore universale, così potrò sempre aiutare quei pochi di voi  in cui scorre ancora un po’ di sangue umano…
 Françoise ha  reagito bene all’operazione, credo che a breve si risveglierà, ma ho dovuto  mettere il suo intestino a riposo. Le ho innestato un catetere venoso e nei  prossimi mesi dovrà essere alimentata artificialmente.
 - Che vuol dire,  dottore?
 - Ogni giorno dovrò  somministrarle la dose di acqua, amminoacidi, zuccheri, vitamine e quant’altro  servirà al suo organismo a sopravvivere per via endovenosa… è impossibile  stabilire a priori le quantità di cui necessita, perché cambieranno giorno per  giorno, a seconda delle attività che svolgerà, seppure ridotte al minimo, o  perfino delle emozioni che proverà… per cui ogni giorno monitorerò il suo stato  di salute e “aggiusterò il tiro” preparando la mistura che le deve essere  somministrata lentamente per non produrre shock al suo organismo. Inoltre,  dovrebbe essere alimentata 24h su 24h, ma le sarebbe impossibile condurre una  vita normale o pseudo-normale, per cui dovrò modificare le concentrazioni in  modo da poterla alimentare solo di notte. Spero di farcela…
 - Sono sicuro che  ce la farà, Dottore!
 - Grazie per la  fiducia, ragazzi… ma è Françoise quella che dovrà farcela! Ora andate… sono  sicuro che le farà piacere vedervi, quando si sveglierà…
 Tutti fecero per  voltarsi e dirigersi verso la porta.
 - Joe… aspetta…  vorrei parlare con te un momento… da solo.
 Joe si fermò e andò  verso la scrivania di Gilmore, i ragazzi uscirono tutti ed i due rimasero soli.
 - Siediti.
 - Preferisco  restare in piedi.
 Gilmore aprì un armadietto,  prese una bottiglia che sembrava whisky e se ne versò in un bicchiere.
 - Perdonami se non  te ne offro, ma con quel miscuglio di veleno e antidoto che ti ritrovi in  circolo, è meglio non rischiare…
 Dammi solo un’oretta per riprendermi e poi passo alle tue riparazioni.
 - Non c’è fretta,  dottore, mi sento bene, credo che solo il mio acceleratore non funzioni. Posso  aspettare.
 Gilmore sospirò,  aveva qualcosa da dire che faticava a tirare fuori.
 - Ti rimetterò a  posto quanto prima … e dopo… voglio che tu te ne vada.
 - COOOOOSAA?!?!  Dottore… io… non credo di capire!!!
 - Solo finché  Françoise non si sarà ripresa …
 - Dottore, io non  voglio lasciarla in questo momento!
 - Lo so, Joe, lo  so! Ma è per il suo bene che te lo chiedo…
 - Dottore, io ho  capito i miei sbagli… Non sarò più freddo con lei! Io ho capito finalmente  quanto avesse bisogno di me e quanto io di lei!!! Cambierò!
 - È questo il problema,  Joe! Tu cambi sempre! Sei in eterno ciondolare tra i tuoi sentimenti ed è  sacrosanto alla tua età… per carità… non te ne faccio una colpa… Però Françoise  ne soffre, soffre ogni volta che tu hai una storia con una ragazza e lei… beh  voi vivete qui insieme… nella stessa casa… è costretta comunque ad assistere a  tutto… Mayumi, Caterina… e quell’altra… non ricordo come si chiama…
 - Dottore, le  assicuro che non sarà più così!
 - Francamente, Joe,  hai perso un po’ di credibilità ed in questo momento non posso e non voglio  rischiare con Françoise. Nei prossimi mesi si indebolirà terribilmente ed avrà  bisogno di tutta la sua forza di carattere per reagire. So che ce la farà, non  mi preoccupo per questo, ma è il successivo crollo psicologico che reputo  inevitabile e che mi preoccupa. Io so che ora le staresti vicino, e che  l’aiuteresti in questo mesi terribili, ma quando tutto sarà finito e potrà  riprendere una vita normale, finirai col riprendere anche tu la tua vita… ci ripenserai  e ti allontanerai… La ucciderai.
 - Non lo farò! Non  voglio andarmene!
 - Joe… tu ora sei  sconvolto, l’hai vista praticamente morire, non sei obiettivo. I tuoi  sentimenti non sono reali, ma frutto di quest’avvenimento traumatico.
 - No, dottore. Io  l’amo!
 Il dottor Gilmore  scosse la testa.
 - Joe… non  costringermi a farti teletrasportare altrove… Vattene con le tue gambe o ci  penserà Ivan.
 Joe non poteva  credere a quello che Gilmore gli stava dicendo…
 - Usa questo  periodo per fare luce in te stesso, sui tuoi reali sentimenti per lei. Quando  starà meglio, sarò io stesso a chiamarti. Se sarai ancora della stessa  opinione, allora io non avrò nulla da dire, vi lascerò gestire da soli il  vostro rapporto. Ma ora no. Ora è mio dovere proteggerla.
 Joe si sentì impotente  di fronte quella minaccia. Sapeva che Gilmore lo faceva unicamente per il bene  di Françoise, ma sentiva la sua richiesta come una punizione. Il suo senso di  colpa lo schiacciò. Sì, se era una punizione, lui la meritava tutta. Ma  Françoise?
 - Non potrà mai  perdonarmi se me ne vado proprio ora. Soffrirà anche di questo. Non pensa,  dottore?
 - Le dirò la  verità: che sono stato io a costringerti ad andare via. Sono disposto ad  accollarmi tutta la colpa, sia con te che con lei. Credimi, sono convinto di  agire nel bene di entrambi.
 - Posso salutarla?
 - Certamente! Ora  vai.
   https://www.youtube.com/watch?v=ZADpco6Zn9Ihttps://www.youtube.com/watch?v=XASR6VadvXo
 Jet era  nell’infermeria della base cyborg a leggere dati dai macchinari a cui era  attaccata Françoise ancora incosciente. Era molto indeciso sul da farsi e  sbuffava verso il foglio che aveva tra le mani e verso tutti quei macchinari  che emettevano sinistri rumori e producevano grafici a lui incomprensibili.- Devi segnare  orario, pressione, battito, corrente di bias e potenza riflessa…
 La voce flebile di  Françoise lo riscosse e si precipitò da lei.
 - Ehi, piccola…  neanche ti svegli e già fai la maestrina!
 La rimproverò  bonariamente. Era troppo felice di vederla cosciente!
 - Come stai?
 - Ho avuto giorni  migliori!
 Rispose ironica con  un fil di voce.
 - Ci hai fatto  stare tutti in pensiero! Come ti è saltato in mente di fare una cosa così stupida?
 - Come sta,  Caterina?
 - Perfettamente. Le  hai fatto da scudo umano. Ha tenuto il suo discorso conclusivo stamattina dopo  la firma. Ti ha ringraziata pubblicamente e ha persino chiesto alla gente di  pregare per te…
 Le prese la mano  senza neanche accorgersene. Lei gliela strinse con tutta la sua debolezza.
 - Jet… perdonami  per quello che ti ho detto… non dovevo prendermela con te…
 - Ehi, piccola… è  tutto ok… basta che non cerchi più di scappare a Londra da quel detective…  altrimenti la prossima volta ti sparo io eh!
 - Quale detective?
 Esordì Joe  entrando.
 Jet si morse la  lingua, ma Joe neanche ci fece caso tanto era contento di rivedere il  meraviglioso colore dei suoi occhi.
 - Puoi lasciarci  soli un momento?
 - Certo…
 Jet fu felice di  lasciare quella conversazione, ma un po’ gli dispiacque lasciare lei. Era  normale che adesso Joe le volesse stare accanto… già… ora doveva farsi da  parte. Si avvicinò alla porta, ma poi si fermò.
 - Joe…
 Volle aggiungere  qualcosa prima di farsi da parte per sempre.
 - Trattala bene… o  te la dovrai vedere con me!
 Joe sorrise amaro.  Jet non poteva certo immaginare che a breve sarebbe stato Joe a chiedere a lui  di vegliare sulla sua amata.
 Françoise non  proferiva parola. Aveva lo sguardo perso altrove e ogni tanto chiudeva gli  occhi per la stanchezza.
 - Perdomani,  Françoise.
 - Non c’è niente  che devi farti perdonare.
 - E invece ce ne  sono tante… Non mi riferisco solo al fatto di essere andato a letto con  Caterina…
 - Non sono cose che  mi riguardano.
 Si affrettò ad  interromperlo per non sentire di nuovo quella cosa che le faceva così male…
 - Lo sono e come…  perché ti ho fatto soffrire e le mie intenzioni erano all’opposto, credimi.
 - Joe… ti prego… mi  sento molto affaticata… non mi va di parlarne adesso…
 - Hai ragione. Lo  capisco, ma io non potrò farlo nei prossimi mesi…
 Françoise si voltò  a guardarlo con aria incredula, non capiva cosa intendesse.
 - Il dottor  Gilmore…
 Esitò. Non sapeva  se dirle la verità, non voleva che si arrabbiasse con Gilmore, che invece  credeva di agire per il suo bene.
 - Mi ha chiesto di  partire per una missione…
 Françoise si voltò  di nuovo a guardare verso il nulla davanti a lei. La delusione le si leggeva  chiaramente in volto.
 - Io vorrei solo  che tu sappia…
 Non sono una  persona esemplare… Molte cose desidererei non aver mai fatto in vita mia, ma  continuo ad imparare. Non avrei mai voluto farti questo. E quindi devo dirti…  prima di andare via che… voglio solo che tu sappia che... Ho trovato una  ragione per cambiare quello ero solito essere. Una ragione per ricominciare di  nuovo… e la ragione sei tu!
 Mi dispiace di  averti ferito, dovrò convivere ogni giorno con il rimorso. Tutte quelle pene  che ti ho inflitto… spero di essere in grado di portarle via tutte col tempo, e  di essere il solo a raccogliere tutte le tue lacrime. È per questo che ho  bisogno che tu ti renda conto... che ti amo! Cambierò… perché io ti amo,  Françoise, ti amo da sempre, dalla prima volta che t’ho vista su quella rupe… spero  solo che tu mi darai l’opportunità di mostrartelo… e di porre rimedio ai miei  errori!
 Françoise scoppiò  in lacrime. Quanto aveva desiderato sentire quelle parole! Avrebbe voluto  dirgli di non andarsene, di restare con lei, di farsi sostituire da Albert o  Jet… ma ebbe una fitta e una smorfia di dolore si fissò sul suo viso. Alcune  delle macchine a cui era attaccata fecero scattare un allarme.
 Joe pensò di averla  fatta agitare… e si sentì di nuovo in colpa.
 - Ne parleremo al  mio ritorno…
 Si alzò. Le baciò  la fronte.
 Voleva dirgli  “resta!”, ma non ci riuscì.
 Dopo pochi secondi  Gilmore e gli altri furono da lei, la circondarono e non riuscì a trovare Joe  con lo sguardo.
 Dopo un’iniezione e  pochi minuti tutto tornò nella norma, ma Joe non c’era più.
   © 13/11/ 2013 		    Cyborg 009 Fanfiction  di www.cyborg009.it è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported
 
 
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